(Adnkronos) – Gabriele Albertini non ci sta e replica all’ennesimo rilancio polemico di Carlo Calenda che, in questa occasione, ne ha anche per Federico Pizzarotti. Interpellato dall’Adnkronos, l’ex sindaco di Milano risponde con una serie di prove che confermano l’offerta della candidatura ricevuta da Maria Elena Boschi, per conto di Matteo Renzi e di un tentativo di dialogo con lo stesso Calenda, al quale il leader di Azione non avrebbe dato alcun seguito.
Comunicando, via sms, con Maria Elena Boschi, Albertini scrive: “Desidero ancora ringraziarti della tua generosa proposta di candidatura, cui avevo aderito. Tuttavia, desidero informarti, per evitare equivoci o fraintendimenti che, qualora le decisioni, per quanto mi riguarda, fossero diverse da quelle di cui abbiamo parlato: capolista o alla Camera o al Senato, nel collegio di Milano centro, non avrei nessuna difficoltà a rinunciare a candidarmi e lo farei senza polemiche”. A Calenda, invece, scrive: “Caro Carlo, in questo momento, credo che tu sia davanti alla ‘alternativa del diavolo’ che si presenta sempre e comunque, presto o tardi, ad ogni capo: ‘Visione’, Gabriele Albertini (“il sindaco del buon ricordo”, me lo concederai!) che può attrarre voti dal Cd e dall’astensionismo, nella sua città. O ‘Gestione’, Enrico Costa (vicesegretario di Azione e, lo dico io, persona degnissina e bravissima!). Se vuoi sottrarre voti al cd ed all’astensionismo ed affermare il Terzo Polo, che porta il tuo nome, devi candidare il ‘sindaco del buon ricordo’ (ancora, me lo concederai!) a Milano centro, nel proporzionale e nell’uninominale. Se vuoi confermare il tuo gruppo dirigente e motivare i tuoi collaboratori, decidi di candidare Enrico Costa, una bravissima e degnissima persona, ma di Cuneo. Se hai come prospettiva la storia, sai cosa decidere. Se invece vuoi un successo ‘negoziale’, hai la scelta pronta, anche in questa alternativa. Quale che sia la tua scelta la rispetterò, ma non potrò non riconoscermi nell’errore che, se avverrà, avrai fatto, nel non ‘sognare di giorno'”.
Tutto ciò, afferma Albertini, è avvenuto “con il massimo rispetto, senza aggressività e soprattutto, senza chiedere nulla”. E il risultato, osserva, è stato quello di essere trattato come “un qualsiasi fastidioso questuante di posti, al quale non mette conto neppure rispondere”. Tra le altre cose, gli sms di Albertini provano anche un interesse concreto nei confronti del progetto di Terzo Polo da parte dell’ex sindaco che, sempre interloquendo con Boschi, assicura alla causa un contributo economico personale, oltre ad un ulteriore contributo messo a disposizione dai suoi sostenitori: “Cara Maria Elena, ad integrazione del precedente sms, perché non ti sembri il mio modo di comportarmi come un segno di totale disinteresse, desidero confermarti che, oltre al mio personale contributo di 50.000 euro, sono ragionevolmente in grado di far affluire altri almeno 100.000 euro di amici sostenitori. Ma non interpretarlo diversamente dal voler farti conoscere la mia motivazione a svolgere un ruolo in campagna elettorale”.
Nulla, tuttavia, sarebbe servito a convincere Calenda che ha voluto tenere il punto sulla candidatura dell’ex ministro piemontese, motivando la decisione con una serie di post nei quali sostiene che sarebbe stato Albertini ad inviare la proposta/richiesta. “La mia candidatura -ribadisce l’ex sindaco milanese- era stata sostenuta da Renzi e Boschi fino alla fine; poi, di fronte alla sua irremovibile volontà di candidare al mio posto Costa, hanno abbozzato”. Calenda “lo sapeva benissimo e l’ha, dolosamente, occultato”. E dunque, la storia dell’autocandidatura e delle richieste “è quanto di più lontano dal vero”.