(Adnkronos) – “Speriamo che sia un inverno caldo”. La frase che viene ripetuta quando si chiedono informazioni ai tecnici che lavorano ai piani di emergenza per la carenza di gas suonano a metà tra l’ammissione di impotenza e l’invocazione propiziatoria. La realtà che nessuno può nascondere è che si avvicina una stagione difficile, in cui i razionamenti di gas, e di elettricità, sono un’ipotesi sempre più concreta.
Sono previsti già dal piano predisposto dal governo Draghi, nel caso in cui la Russia chiudesse del tutto i rubinetti e salisse il livello di emergenza. Due gradi in meno per il riscaldamento nelle case, e meno ore di accensione, una riduzione drastica dell’illuminazione pubblica, la chiusura anticipata di uffici pubblici, negozi e locali. Uno scenario bellico. Del resto, sono proprio le conseguenze della guerra in Ucraina che imporrebbero di modificare abitudini e comportamenti a buona parte dell’Europa, con l’impatto maggiore per quei Paesi, come l’Italia, che scontano ancora una dipendenza consistente da Mosca.
Quando si valuta l’impatto di queste misure, ci si muove inevitabilmente nella dimensione incognita delle condizioni meteo. “Se l’inverno fosse freddo, e se le esigenze per il riscaldamento dovessero crescere, andrebbero riviste anche queste indicazioni di massima”, si ragiona nei corridoi dei ministeri coinvolti.
La carenza di gas, e dell’energia che dal gas si ricava, avrebbe anche sostanziali conseguenze macroeconomiche. Con i rubinetti chiusi dalla Russia sarebbe inevitabile una nuova recessione. Perché a ridursi, oltre ai consumi privati, sarebbe anche l’attività delle imprese. Sicuramente quella delle ‘energivore’, quelle che consumano di più e che andrebbero incontro a un drastico razionamento delle forniture. Non solo. Tutte le imprese, in ogni settore, stanno sperimentando incrementi della bolletta elettrica difficilmente sostenibili a lungo. Il prezzo del gas ormai fuori controllo lascia prevedere che con l’aggiornamento delle tariffe di ottobre la situazione possa peggiorare ulteriormente.
In questo quadro complicato, spiegano fonti di governo, si sta ragionando sulla possibilità di un nuovo intervento prima del 25 settembre per consentire di superare il periodo necessario all’insediamento del nuovo esecutivo con risorse sufficienti per contenere gli effetti dell’ulteriore rincaro dei prezzi dell’energia.
La preoccupazione del governo è condivisa dal mondo industriale. Le parole del presidente di Confindustria Carlo Bonomi servono a tenere alta l’attenzione sul problema energia. “Chiediamo di affrontare seriamente e immediatamente la predisposizione di un eventuale piano di razionamento”. Allo stesso modo, secondo il numero uno di Viale dell’Astronomia, serve un tetto al prezzo del gas, anche italiano visto che non si riesce a farlo europeo, e uno stop all’acquisto dei certificati verdi per le imprese.
Il problema è che qualsiasi richiesta, in questa fase di campagna elettorale, rischia di essere presa in considerazione troppo tardi. Per questo, nei limiti imposti dall’ordinaria amministrazione ma nel perimetro ribadito dal Capo dello Stato Sergio Mattarella dopo le dimissioni di Draghi, è considerata sempre più concreta l’ipotesi di un nuovo provvedimento da costruire in accordo con tutte le forze politiche. Perché l’inverno si avvicina, non è assolutamente detto che sia caldo, e comunque non aspetta i tempi elettorali.
(di Fabio Insenga)