Sono 30.270 i posti di lavoro messi sul mercato dalle imprese baresi nel trimestre agosto-ottobre. È quanto emerge dal consueto report di Unioncamere su sistema informativo Excelsior che chiede direttamente alle imprese chi, e con quali caratteristiche, stanno cercando. Partiamo subito da un dato, il numero più alto va al settore dei servizi, con 22.300 unità, suddiviso in 8.100 per i servizi alle imprese, 4.560 per quelli alle persone, 4.290 nel commercio e 5.340 nel turismo.
Proprio quest’ultimo settore, tuttavia, subirà un calo nelle ricerche di personale perché la stagione stiva andrà via via chiudendosi. Una caratteristica tutta locale che potrebbe, invece, avere un’inversione di tendenza secondo la segretaria della Cgil Bari, Gigia Bucci: «La città ha tutte le carte in regola per essere attrattiva tutto l’anno e non solo d’estate. Potrebbe essere una città d’arte, penso ai musei, ai teatri ma anche all’hinterland, con la presenza dei parchi. Un’offerta turistica che spazia dalla cultura all’ambiente, eppure si punta ancora troppo e solo sul mare».
Altri dati interessanti dalla ricerca Unioncamere riguardano le tipologie contrattuali. Solo nel 16% dei casi si tratterà, infatti, di posti di lavoro a tempo indeterminato mentre nei restanti casi verranno utilizzate varie formule ma con un unico finale. Anche su questo serve un’inversione di rotta secondo la segretaria Cgil: «Se leghiamo il lavoro alla stagionalità è evidente che non potranno trovare spazio modalità contrattuali a tempo indeterminato. Devo dire – aggiunge Bucci – che purtroppo questo è anche il risultato di politiche nazionali dei vari governi che si sono succeduti, che hanno reso il lavoro sempre più precario. Al contrario, guardare oltre il limite temporale aiuterebbe diversi settori, non solo il turismo, anche a scegliere formule contrattuali a tempo indeterminato».
Ancora un elemento di discussione emerge dal report: 20 dei 30mila posti saranno offerti da aziende che non raggiungono i 40 dipendenti. Una dimensione del tessuto imprenditoriale che racconta di un sistema fatto di piccole realtà. Spiega Sergio Ventricelli, presidente Confimi Puglia: «Non abbiamo coraggio di investire su noi stessi, ecco perché molte imprese sono troppo piccole per il mercato e non possono assumere a tempo indeterminato». Capita spesso, poi, che l’impresa sia una sorta di ultima occasione, da cogliere anche senza alcuna formazione. «È un problema per tutti i settori, a cominciare proprio dal turismo – evidenzia Ventricelli – e che necessita di investimenti su scuola e università ma anche sulla relazione con il tessuto imprenditoriale del territorio. Le associazioni di categoria – conclude il presidente di Confimi – hanno fallito adagiandosi sulle politiche dell’oggi, senza programmare il futuro».