I vertici dei partiti sono ancora affannosamente intenti, in queste ore, a quadrare le liste dei loro candidati, tra risse vendicative interne, la solita (e abusata) ricerca di candidati civetta, siano essi virologi, economisti o magistrati, poco importa, si tratta dei soliti specchietti per gli elettori-allodole, destinati a diventare, nelle urne, carne da macello. In queste stesse ore si assiste anche all’esclusione obbligata di parlamentari uscenti, anche meritevoli e, non da ultimo, all’indecente pratica, familistica e di clan, italica malattia ereditaria, di piazzare, in collegi sicuri, parenti e amici.
Nel frattempo si possono fare alcune (amare) considerazioni, preliminari alla battaglia elettorale delle prossime settimane, che si preannuncia più infuocata di questa torrida estate.
Si tratta degli errori commessi, di cui si nutre dubbio, tuttavia, che i cosiddetti leader, nonostante le difficoltà e le polemiche in corso, abbiano preso piena consapevolezza: in primis, l’aver approvato in massa, per pura demagogia, il folle taglio dei parlamentari, senza aver contestualmente modificato la legge elettorale vigente, l’ormai famigerato “Rosatellum”; l’aver definito delle alleanze posticce, approssimative e del tutto contraddittorie, che aspirano a governare, in quanto le singole componenti delle stesse manifestano idee, propositi e progetti totalmente divergenti in politica estera, in politica economica e in politica sociale; l’aver inaugurato il confronto-dibattito della vigilia non su programmi concreti e sul come affrontare un autunno drammatico, denso di gravi presagi, ma sul solito refrain ideologico, ormai morto e sepolto, sul fascismo e l’antifascismo, sul comunismo e l’anticomunismo, sul femminismo e l’antifemminismo, nonché sull’allarmismo esasperante per le presunte minacce alla Costituzione e alle libertà costituzionali. Residuati post-ideologici, già condannati dalla storia, che non incantano più nessuno, a parte i fanatici militanti operanti sui new media, e che contribuiscono ad accrescere il distacco dalle istituzioni, il rifiuto della politica e l’indifferenza degli elettori, specie dei giovani, accrescendo la schiera degli astensionisti.
Cessata la sbornia delle candidature, con il seguito di morti, di feriti e di laceranti recriminazioni, Unimpresa auspica un ravvedimento operoso, affinché, nelle prossime settimane, le pur sgangherate alleanze si presentino al corpo elettorale, alle famiglie e alle imprese, con programmi di governo coerenti, credibili e attuabili, nonché dichiarando pubblicamente una chiara e inequivocabile posizione del nostro Paese sulle alleanze internazionali e sulle quattro emergenze, ormai incombenti: economica, sanitaria, energetica e sociale. Necessitano una volontà e una capacità di governo da far tremare, scomodando Dante, le vene e i polsi! Se dovesse vincere, a furor di popolo, il partito dell’astensione e dello scetticismo, avremo una nuova legislatura disgraziata e un governo che non durerà più di sei mesi.
Raffaele Lauro è segretario generale di Unimpresa, ex prefetto e parlamentare
Bentornato,
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