In bici da Modena a Bari per scoprire le bellezze dell’Italia «che in auto non si riuscirebbero mai a vedere». È quello che hanno fatto Alessandro e Francesco, due trentenni baresi che, in nove giorni, hanno pedalato per oltre 900 chilometri e, passando per gli Appennini, hanno fatto un viaggio «diverso» e del tutto ecosostenibile.
Un’idea nata «un po’ per gioco, un po’ per sfida» spiega Alessandro Scamarcio, 29 anni, ingegnere in Ferrari, da tempo residente nel comune emiliano: «Abbiamo scelto di non percorrere l’Adriatica perché sarebbe stato più noioso dal punto di vista paesaggistico. Il nostro obiettivo era dimostrare che viaggiare in bici è alla portata di tutti».
Tanti i posti che i due hanno visitato: in Toscana sono passati per Barberino di Mugello, in Umbria per Assisi, Foligno e Norcia, in Abruzzo per L’Aquila e Cansano, un piccolo paesello vicino Roccaraso: «Con noi avevamo solo una tenda e un’amaca – racconta Francesco Nitti, 31 anni, esperto di marketing nel ramo della formazione – e abbiamo sempre dormito all’aperto, dove capitava, tranne che a Cansano, dove siamo stati ospitati da una gentilissima signora italo-americana incontrata per caso: è stata l’unica notte passata sotto un tetto».
Completare il viaggio in soli nove giorni non è stata impresa semplice. Tappe di 150 km con dislivelli anche di 1.600 metri e una velocità media di 20 chilometri orari: «Ma non serve una particolare preparazione o un’attrezzatura specifica – precisano i due, che hanno utilizzato una bici da corsa e una Gravel con bagagli leggeri- Noi siamo ciclisti amatoriali, ma la componente cuore-testa è stata più importante dell’allenamento, necessario solo in minima parte».
L’aspetto più importante della loro avventura è stato quello dell’ecosostenibilità: «Con la bici – spiegano – non si emettono sostanze inquinanti, non si sporca e si viaggia ad una velocità perfetta perché vai sufficientemente piano da poterti fermare ogniqualvolta vedi qualcosa di bello e abbastanza veloce da non vedere sempre lo stesso orizzonte. L’unica benzina è stata il cibo che abbiamo messo in corpo. E per immergerci ancora di più in questa esperienza abbiamo dormito in posti naturali e spesso di fortuna, come vicino ai fiumi o nei boschi».
Un viaggio ecosostenibile, formativo e anche economico: «Ci è costato poco – dicono i due, amici da oltre 15 anni -. Le bici le avevamo già, l’attrezzatura da camping pure, perché siamo due ex scout, e di cibo abbiamo speso circa 500 euro, evitando i pasti specifici per i ciclisti e fermandoci in trattorie e osterie tipiche per assaggiare le prelibatezze culinarie delle varie regioni».
E come far fronte al durissimo caldo di agosto? «Abbiamo scelto di pedalare tanto dalla mattina presto, per poi fermarci nelle ore centrali e riprendere nel pomeriggio, sino all’ora di cena. A volte abbiamo pedalato anche di notte. Nelle ore più torride – raccontano i due trentenni – ci riposavamo, parlavamo con la gente e visitavamo i posti dove ci trovavamo, spesso sottovalutati ma belli e ricchi di storia, cultura e tradizioni». Vietate ovviamente le statali: «Con le nostre bici abbiamo percorso strade secondarie e di campagna, ma anche le cosiddette strade ‘bianche’ – raccontano – Solo così ti godi davvero il viaggio: era l’unico modo per entrare davvero in contatto con la natura e scoprire territori mai visti, veder cambiare l’Italia sotto le nostre ruote».
A chi domanda se lo rifarebbero, i due rispondono «assolutamente sì»: «Mia nonna – racconta Alessandro – mi ha chiesto se durante il viaggio sia mai arrivato un momento in cui ci siamo pentiti di quello che abbiamo fatto. Questo momento non è mai arrivato». Gli fa eco Francesco: «I momenti duri ci sono stati, ma ci siamo supportati a vicenda, ed è stato fondamentale».
Dopo otto giorni di pedalata (e uno di riposo) i due amici sono arrivati a Bari e, dopo aver fatto una visita in Cattedrale, si sono fermati al “Chiringuito” (ndr, il piccolo chiosco sul molo San Nicola) per festeggiare «come si deve» l’arrivo al traguardo: «È stata una bella sfida che ci ha regalato tantissime emozioni».