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Lecce, operatore piromane. La Protezione civile: «Noi i primi ad essere offesi»

Sul presunto piromane (operatore della protezione civile di un comune della provincia di Lecce) ritenuto responsabile del reato di incendio boschivo doloso (episodio del 2 agosto scorso nel bosco Guarini, a Tricase) interviene, con una nota, il Consiglio Direttivo del Coordinamento Provinciale e tutto il Volontariato di Protezione civile, stigmatizzando fortemente l'episodio e dissociandosi, nella…

Sul presunto piromane (operatore della protezione civile di un comune della provincia di Lecce) ritenuto responsabile del reato di incendio boschivo doloso (episodio del 2 agosto scorso nel bosco Guarini, a Tricase) interviene, con una nota, il Consiglio Direttivo del Coordinamento Provinciale e tutto il Volontariato di Protezione civile, stigmatizzando fortemente l’episodio e dissociandosi, nella maniera più categorica, dall’atto compiuto.

«I Volontari sono i primi a sentirsi offesi da simili, vili gesti – ha dichiarato il presidente Salvatore Bisanti – che vanno senz’altro puniti a norma delle leggi vigenti. Si precisa, che ogni associazione o gruppo comunale di protezione civile, convenzionati con Regione Puglia per il supporto alla lotta degli incendi boschivi, riceve un contributo annuale di € 5000,00, che prescinde dal numero degli interventi di spegnimento effettuati durante la “campagna AIB” e che tale contributo, per essere concesso all’organizzazione, deve essere preventivamente rendicontato con le spese effettivamente sostenute. Il prestigio e la dignità di un faticoso lavoro quotidiano di costruzione del nostro operato di volontariato – ha continuato Bisanti – non possono essere intaccati da questo atto vergognoso e ingiustificato che penalizza la parte sana del volontariato della Protezione civile».

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’operatore della Protezione civile la mattina del 2 agosto ha raggiunto il bosco in auto, si è fermato a un varco di accesso e si è addentrato a piedi appiccando il fuoco. I carabinieri evidenziano che «oltre a cagionare la distruzione della porzione di bosco in un’area di particolare pregio ambientale e paesaggistico», l’incendio è stato appiccato «in una zona attigua alla strada provinciale 344 e in prossimità dei centri abitati, con potenziale pericolo per la pubblica incolumità».

Per gli investigatori è «particolarmente allarmante che l’indagato sia un operatore di protezione civile abitualmente impiegato in operazioni di spegnimento di incendi boschivi e come tale, consapevole dei danni che il fuoco può provocare al bosco».

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