Un delicato intervento neurochirurgico per la rimozione di un tumore cerebrale è stato eseguito su un bambino di 12 anni al Policlinico di Bari.
L’intervento è stato effettuato con una procedura di awake surgery con anestesia locale che prevede che il paziente resti vigile e collaborativo. Durante l’operazione, eseguita per la prima volta su un paziente di età pediatrica al Policlinico di Bari dall’équipe del professor Francesco Signorelli, direttore dell’unità operativa di Neurochirurgia universitaria, il 12enne ha risposto con precisione alle domande della neuropsicologa mentre i neurochirurghi gli rimuovevano il tumore al cervello della grandezza di una pallina da ping pong, localizzato nelle aree cerebrali che controllano la produzione e comprensione del linguaggio.
«Due episodi di blocco della parola (“speech arrest”) e la localizzazione della lesione nei pressi dell’area del cervello che controlla la produzione del linguaggio, ci hanno fatto propendere per l’esecuzione dell’intervento di resezione della massa neoplastica da sveglio», spiega Signorelli. «Eseguiamo di frequente questi interventi sugli adulti – continua il direttore neurochirurgia –. I benefici associati a questo tipo di procedura sono molteplici tra cui la massima preservazione della funzionalità della parte sana del cervello durante l’asportazione radicale della neoplasia. I rischi invece, in questo caso, erano strettamente legati alla giovane età del paziente ed all’iniziale incognita riguardo il suo grado di cooperazione alla procedura».
La proposta di effettuare l’intervento da sveglio è stata prima discussa dall’équipe multidisciplinare di Neuro-Oncologia Pediatrica, coordinata dalla dottoressa Teresa Perillo, con il ragazzo e la sua famiglia.
L’asportazione della lesione cerebrale è durata circa cinque ore, nell’equipe del professor Signorelli, la dottoressa Raffaella Messina, gli anestesisti dedicati per le procedure pediatriche e per l’awake surgery, le dottoresse Riefolo, Paganetti e Camero e la neuropsicologa Simona De Santis che ha posto le domande al bambino. L’intervento è riuscito, c’è stata l’asportazione completa del tumore e il giovanissimo paziente non ha riportato alcun deficit.
Il piccolo paziente è arrivato prima in oncoematologia pediatrica e per la preparazione ha eseguito una settimana di training neuropsicologico, gestito dal team di psicologi dell’ambulatorio di neuropsicologia clinica diretto dalla professoressa Maria Fara De Caro, al termine del quale si è dimostrato perfettamente capace di svolgere tutti i compiti che gli sarebbero stati riproposti durante l’intervento chirurgico. Dopo una iniziale fase di sedazione in sala operatoria il ragazzo è stato svegliato e guidato nell’esecuzione dei diversi compiti di denominazione, lettura e comprensione del linguaggio, gli stessi proposti durante il training preoperatorio, e ha completato tutte le fasi senza alcuna esitazione.
Per favorire l’asportazione radicale, sono stati impiegati durante la procedura due tipi di traccianti fluorescenti che si fissano alle cellule tumorali e, quando esposti rispettivamente a luce gialla e blu, fanno “brillare” la lesione di giallo e di rosa, facilitando la distinzione fra tessuto cerebrale normale e tessuto infiltrato dalla neoplasia.
Le dichiarazioni del prof. Francesco Signorelli.
Le fasi di preparazione e la risposta del bambino durante l’intervento.