L’inflazione continua a mordere alle caviglie dei cittadini, pur mostrando qualche segnale di rallentamento. È questo, in sintesi, il dato che emerge dall’ultima rilevazione dell’Istat diffusa ieri. Da una parte, infatti, rallentano i prezzi dei beni energetici (da +48,7% di giugno a +42,9% stimato di fine luglio) a causa degli energetici regolamentati (da +64,3% a +47,9%) con i prezzi di quelli non regolamentati che crescono del 39,8% (da +39,9%).
Decelerano, inoltre, i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,0% a +4,6%). Dall’altra parte, accelerano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +8,1% a +9,5%), dei servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +8,9%), dei beni non durevoli (da +2,9% a +3,6%), dei beni durevoli (da +2,8% a +3,3%) e dei servizi vari (da +1,1% a +1,6%). A crescere, in sintesi, sono i classici prodotti che le famiglie mettono nel carrello della spesa. Il loro aumento supera il 9%. Un dato che non si osserva da settembre del 1984. È questo soprattutto a preoccupare perché impatta ulteriormente sui consumi, attivando un circolo, tutt’altro che virtuoso, di contrazione economica e della produzione.
Fare la spesa per le famiglie pugliesi costerà 900 milioni in più all’anno
In questo contesto, come si può evincere dalla tabella (in alto) la Puglia mostra dati in linea con il trend nazionale, a 7,9% su base annua. È più alta, invece, nelle Isole (in accelerazione da +9,1% a +9,2%) e nel Nord-Est (stabile a +8,4%), mentre si posiziona al di sotto nel Centro (da +7,5% a +7,8%), nel Sud (da +7,7% a +7,8%) e nel Nord-Ovest (da +7,8% a +7,6%). Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano (+10,0%), Catania (+9,9%) e Palermo (+9,8%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Aosta, Parma e Reggio Emilia (tutte e tre a +6,7%).
Fare la spesa in Puglia costerà alle famiglie oltre 900 milioni di euro in più nel 2022, stando alle proiezioni stimate da Coldiretti Puglia.
«Viene evidenziato – spiega l’associazione – un aumento del 10% per i beni alimentari e le bevande analcoliche che trainano i rincari nel carrello della spesa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I prezzi della frutta fresca o refrigerata aumentano su base annua del +8,8%, mentre quelli dei vegetali freschi o refrigerati del +12,2% anche a causa dell’andamento climatico anomalo che ha favorito anche le speculazioni come nel caso dell’uva da tavola in Puglia, pagata agli agricoltori 0,50 euro al chilogrammo per poi essere venduta al supermercato a cifre fino a 4 euro». Se da una parte aumentano i prezzi, dunque, dall’altra nessuno ne beneficia lungo la filiera. A conferma che dall’erosione del potere d’acquisto hanno tutti solo da perderci.