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Partiti, diteci cosa farete per la giustizia

L’agosto 2022 passerà alla storia per la caccia alle poltrone. Non più lettini o sdraio. Nonostante il caldo eccezionale, c’è una guerra in atto per conservare il posto in Parlamento ovvero per accedervi per la prima volta. Una lotta senza esclusione di colpi, soprattutto di quelli di pura fantascienza politica, che vedono tripli salti mortali da uno schieramento all’altro. Tutto ciò, è stato detto a sinistra, in difesa della Costituzione, cioè per evitare che la destra la modifichi. Dall’altra parte la destra resta unita per altre ragioni di opportunità. Pallottoliere alla mano, dunque, si fanno i conti guardando i sondaggi, valutando il numero di elettori su cui ciascun partito può contare. Uno squallore che offende i cittadini, ritenuti privi di pensiero politico e di capacità per valutare i programmi elettorali.

Un vero e proprio mercato, dove ogni schieramento è pronto a calpestare i propri valori pur di giungere al potere. Di programmi, infatti, si parla poco e su gli stessi principi costituzionali, che si vorrebbero salvare, il silenzio è totale. L’argomento più ignorato è la giustizia e, in particolare, il tema del carcere. Una politica incompetente quanto opportunista, che sfrutta l’ignoranza dei cittadini e non perde occasione per alimentarla. Al “buttiamo la chiave” detto esplicitamente a destra, non si ha il coraggio di controbattere che tutto ciò non solo è incostituzionale, ma non migliora affatto la sicurezza. Così, mentre giorno dopo giorno aumentano i suicidi e i morti in carcere, i segretari dei partiti restano con il pallottoliere a fare i loro conti, senza dirci come intendono arginare la mattanza di Stato che si sta verificando nel nostro Paese.

In Puglia la situazione è particolarmente grave. Nel carcere di Foggia, dall’inizio dell’anno, ci sono stati quattro suicidi. Nel carcere di Bari un uomo di trent’anni si è tolto la vita. Aveva gravi problemi psichiatrici ed era rinchiuso con altri in un reparto-lager, senza poter accedere ad alcun programma di trattamento specifico: un piccolo manicomio all’interno dell’istituto, in palese violazione di legge. Altro suicidio a Taranto, dove un detenuto si è impiccato pur dovendo scontare solo altri due anni. Nello stesso istituto, pochi giorni prima, un uomo aveva dato fuoco alla stanza barricandosi in bagno. Suicidi ci sono stati anche a Brindisi. Un bollettino di guerra che attraversa l’intera Puglia, dove il sovraffollamento ha un tasso medio del 134,5%, ben oltre la media nazionale che si attesta sul 107,7%.

Sarebbe il caso di abbandonare il pallottoliere, le cui palline dopo il voto inizieranno a impazzire, e chiarire agli elettori quale futuro li attende. In tema di carcere, per esempio, si vorranno finalmente rispettare i principi costituzionali del 1948? Si vorrà dare seguito a quanto ci chiede il Consiglio d’Europa, dopo la condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo dell’8 gennaio 2013? In tema di egastolo ostativo si vorranno rispettare – e non aggirare – le precise indicazioni della Corte Costituzionale? Si vorrà dare seguito ai lavori degli Stati generali dell’esecuzione penale, alla legge delega sulla riforma dell’ordinamento penitenziario, al lavoro delle numerose Commissioni ministeriali? Si vorrà spiegare ai cittadini che le misure alternative al carcere sono comunque delle pene che limitano la libertà e, allo stesso tempo, garantiscono il recupero sociale del condannato? E che per “certezza della pena” non s’intende “certezza del carcere”, ma che la condanna può essere scontata anche con altre modalità? Risposte chiare su questi temi ci potrebbero far comprendere da che parte stare. Dopo tutto siamo persone, non numeri.

Riccardo Polidoro è responsabile dell’Osservatorio carcere dell’Ucpi

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