La polizia di Foggia ha sventato per un soffio l’omicidio di A. F., un imprenditore che era entrato nel mirino di una delle batterie della quarta mafia foggiana, per motivi ancora da accertare. Proprio la sera in cui era stato programmato l’agguato, il 26 giugno scorso, all’uscita del casello autostradale Foggia–Zona industriale, gli agenti del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile sono entrati in azione e hanno arrestato gli esponenti del clan Sinesi-Francavilla che dovevano compiere l’assassinio.
Gli investigatori, coordinati dalla Dda di Bari, avevano scoperto che nel clan foggiano si stava pianificando un agguato e che la vittima era un imprenditore. Per studiare ogni spostamento del “bersaglio”, i mafiosi avevano convinto un suo dipendente a piazzare un dispositivo Gps sotto l’auto del datore di lavoro. Così, i criminali si sono appostati all’uscita del casello che l’imprenditore usava per rientrare a Foggia dopo i fine settimana in una località marina e la Polizia ha deciso di intervenire per impedire l’omicidio. Due uomini del “commando”, che dovevano segnalare l’arrivo dell’auto della vittima, sono stati sorpresi in un casolare abbandonato nei pressi del casello. Gli agenti hanno perquisito, contemporaneamente, la campagna di due degli indagati, che serviva come base, trovando auto, cellulari e documenti di identità dei componenti del gruppo. Durante la perquisizione, nei pressi della campagna è passata a tutta velocità una Fiat 500 rossa che nelle intercettazioni precedenti era stata indicata come l’auto che doveva essere usata per l’omicidio. Le pattuglie dello Sco e della Mobile hanno inseguito il veicolo e lo hanno fermato dopo diversi chilometri di inseguimento, trovando alla guida l’uomo scelto come autista dell’azione criminale. Sulla vettura c’era anche materiale che sarebbe servito per distruggerla dopo l’agguato e cancellare ogni indizio relativo agli autori.
Dopo le indagini, il Pm della Dda di Bari ha ottenuto le misure cautelari che hanno portato agli arresti anche degli altri componenti degli altri indiziati, dei quali è stata data notizia solo ieri. In manette, il boss della batteria, il 43enne Emiliano Francavilla – che, dopo 12 anni di carcere, era stato rimesso in libertà nel marzo scorso – Mario Lanza e suo figlio Antonio, Giovanni Consalvo, Michele Ragno, Domenico Sollazzo e Giuseppe Sonnino. Gli indizi hanno portato a formulare le accuse di tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi, tentata estorsione e detenzione ai fini di spaccio di cocaina – questo ai danni di uno spacciatore foggiano – aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa. I fermi sono stati confermati dalla gip del Tribunale di Foggia, Marialuisa Bencivenga, che ha poi trasmesso gli atti al Tribunale di Bari in quanto competente per i reati caratterizzati dal metodo mafioso.
Clochard “usato come bersaglio umano” a Bari, il vescovo: «Perdonaci fratello Singh»
Di Vito Surico17 Novembre 2024