Doppio sequestro per il tesoro da venti milioni di euro riconducibile, secondo l’antimafia, a Michele Cicala, il quarantaduenne tarantino accusato di essere a capo di un’associazione mafiosa specializzata in traffici illegali di carburanti. Il patrimonio di società, bar e pasticcerie, già finito sotto chiave con l’inchiesta “Petrolmafia” del pm Stefano Milto De Nozza, ha subìto un secondo sequestro ai sensi della normativa antimafia per sproporzione tra redditi e patrimoni di Cicala e degli altri indagati. I finanzieri hanno anche allargato il sequestro a nove mezzi, tra auto e moto. Il provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale di Lecce (firmato dai giudici Roberto Tanisi, Carlo Cazzella e Pia Verderosa) è stato eseguito dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Taranto, su richiesta della procura distrettuale antimafia. inchiesta della procura antimafia, culminata a aprile 2021 in oltre 40 arresti, ruota infatti attorno a un presunto traffico illegale milionario di gasolio, venduto come agricolo per aggirare le tasse. I ricavi illeciti del gruppo guidato da Cicala (già condannato per associazione a delinquere e estorsioni aggravate dal metodo mafioso nei processi “Mediterraneo” e “Scarface”), secondo le indagini sarebbero poi finiti reinvestiti insieme a quelli provenienti da altri reati estorsivi in bar, pasticcerie, ristoranti, in tutto una decina di compendi aziendali finiti sotto sequestro. Dalle indagini della guardia di finanza è emerso che per ottenere illeciti profitti truffando lo Stato, le cisterne per il trasporto carburanti avevano uno stratagemma che consentiva, in caso di controlli delle forze dell’ordine, di modificare il prodotto “colorandolo” di blu per farlo sembrare gasolio agricolo, sul quale si applicano tasse decisamente più convenienti rispetto a quello per autotrasporto. Nei mesi scorsi, beneficiando di due distinti provvedimenti dei giudici di Lecce e Potenza, proprio il presunto boss Michele Cicala ha lasciato il carcere e ottenuto gli arresti domiciliari. Il 12 ottobre prossimo si tornerà in aula di udienza preliminare in aula bunker a Lecce dove proprio Cicala ha già fatto sapere di voler essere ascoltato dal magistrato. L’imputato nel corso delle indagini ha parzialmente ammesso le sue responsabilità nelle truffe respingendo le accuse di mafia (contestate in tutto a sette imputati). I suoi avvocati hanno vinto il round al tribunale del riesame facendo cadere le esigenze cautelari per mafia. Secondo gli avvocati Andrea e Salvatore Maggio e Armando Veneto, mancano del tutto i connotati tipici della mafia: radicamento sul territorio, assoggettamento, omertà e i reati tipici come spaccio, estorsioni e usura. Nel corso delle recenti udienze, tuttavia, proprio per corroborare le accuse di mafia, il pm De Nozza ha depositato una corposa attività integrativa. Documenti, centinaia di intercettazioni, decine di allegati e alcune missive inviate a un’avvocata, che, secondo l’accusa confermano la mafiosità del gruppo criminale capeggiato da Cicala. L’udienza di convalida del sequestro è fissata a settembre.
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Di Redazione24 Novembre 2024