Squilli di tromba in riva al mare per l’abbattimento dell’edificio nel quale fu realizzato il bar “Windsurf”, a San Cataldo. Un luogo di ristorazione che avrebbe cancellato uno spicchio del degrado in cui versa la marina storica dei leccesi. Negli anni Ottanta quell’immobile era un ricettacolo di escrementi e bottiglie: era raccapricciante entrarvi per recuperare un pallone durante le interminabile partite di calcio che si disputano sull’antistante piazzale. Ieri la demolizione di quell’edificio costruito agli inizi degli anni Settanta, oggi pericolante, nuovamente sprofondato nel lordume.
In parte compreso nel territorio del Comune di Vernole, il quale ha fornito circa novantamila euro per distruggerlo, in una settimana l’edificio – talmente in degrado da essere stato dichiarato non acquisibile fra le pertinenze dello Stato – sarà trasformato in un brutto ricordo. Sollievo probabile dei leccesi, telecamere della stampa puntate sull’azione della ruspa, e in prima fila, raggiante, il primo cittadino di Lecce, Carlo Salvemini, affiancato dall’assessore comunale ai Lavori pubblici, Marco Nuzzaci, da quello allo Sviluppo economico, Paolo Foresio, dal vicesindaco Sergio Signore, dall’assessora alle Marine, Rita Miglietta.
«Dopo un procedimento lungo e articolato, non semplice – ha osservato Salvemini -, abbiamo alla fine determinato l’inevitabilità della rimozione dell’ex Windsurf e la restituzione di questo tratto di spiaggia alla sua dimensione di naturalità. Un provvedimento anche simbolicamente potente perché, da una parte, ci induce a ricordare che la politica ha il compito di affrontare anche situazioni che sembrano irrisolvibili e, dall’altra, dà l’idea della gestione nuova delle nostre marine alla quale tanto ci stiamo dedicando e che passa anche dall’eliminazione di questi edifici ormai in disuso che possono essere rimossi a vantaggio della bellezza del paesaggio e della fruizione della costa».
La soddisfazione di Nuzzaci: «Finalmente si abbatte un immobile che ormai era diventato un pugno nell’occhio in una marina che stiamo cercando di rendere quanto più bella possibile. È stato un lavoro complicato che con molta fatica abbiamo portato avanti in collaborazione con il Comune di Vernole, comproprietario insieme a noi dell’area demaniale. Oggi diamo la risposta che tutti i leccesi ci chiedevano: abbattere questa struttura fatiscente e pericolante. Come settore Lavori Pubblici, e ringrazio il dirigente e l’intero ufficio, siamo molto orgogliosi di quello che abbiamo fatto e dei tempi con cui lo abbiamo fatto».
Contentezza diffusa, ma San Cataldo rappresenta ancora la faccia triste di Lecce. Di fronte all’immobile ribattezzato “ex Windsurf” sono stati demoliti fabbricati fatiscenti, sul lungomare Vespucci. Uno spaccato ancora non riqualificato della marina leccese. Sono finalmente cominciati i lavori per liberare la darsena dalle alghe. Piccoli passi in avanti, è vero, ma a conferma delle lacune di una località che non costituisce una opportunità economico-turistica. È bastata la vivacità di tre pub per indurre tanta gente a trascorrervi qualche serata.
L’abbattimento eseguito ieri in San Cataldo, dunque, non può suscitare troppa enfasi. Tant’è che per migliorare la marina sita a una decina di chilometri da Lecce, l’amministrazione comunale ha inviato al ministero per il Sud cinque progetti affinché il suddetto dicastero li finanzi nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo “Brindisi-Lecce-Costa Adriatica”. In attesa che le buone intenzioni divengano fatti, piovono applausi per la caduta di uno degli immobili della vergogna.