«Passiamo di riunione in riunione senza fare passi in avanti e così facendo si rischia la sospensione parziale dei lavori per la costruzione del nuovo ospedale di Taranto. Ma noi non ci arrendiamo e lunedì prossimo di nuovo in Commissione». Lo sottolinea il presidente della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati dopo l’ennesima riunione per la verifica periodica dello stato di attivazione della programmazione finanziaria per l’edilizia ospedaliera e la verifica sull’andamento della spesa per l’ospedale “San Cataldo” di Taranto, in via di realizzazione.
I problemi riguardano il reperimento dei 105 milioni di euro ancora necessari al completamento dei lavori previsti. «Quesito non sciolto – è detto in una nota della Regione – neanche con la seduta odierna che si è aggiornata a quando, acquisita la volontà del presidente, le strutture tecniche degli Assessorati alla Salute ed al Bilancio avranno provveduto – in tempi comunque ristrettissimi – a formulare ipotesi di soluzione, anche normative (da far approvare in questo caso nella seduta del 26 luglio del Consiglio regionale) che mettano al sicuro il completamento dei lavori della nuova struttura nosocomiale tarantina».
Il punto «cruciale – osserva il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd) – è che se entro i prossimi mesi (al massimo ottobre) non sarà stato definito l’iter per finanziare l’acquisto delle attrezzature, i lavori dovranno necessariamente subire un’interruzione parziale. È nostro dovere mettere in campo tutti gli strumenti possibili per scongiurare questa eventualità».
«Scommettiamo – afferma il gruppo regionale di Fratelli d’Italia – che, se cadrà il governo Draghi, il cantiere dell’ospedale San Cataldo di Taranto si fermerà? Non è una battuta, ma rende bene l’idea di cosa sta accadendo intorno a un ospedale che – di campagna elettorale in campagna elettorale – è stato inaugurato almeno tre volte. Aver bandito la prima gara (per 130 milioni) senza avere nel ‘cassetto’ il resto (105 milioni) non è un errore. È un danno enorme, perché oggi c’è il serio rischio che nel cantiere i lavori si fermino».