«Mi piace essere sua figlia, non subisco il confronto, la mia è un’eredità bellissima». Vera Carofiglio, gallerista barese, parla della sua mamma, Zina d’Innella (mancata nel 2020), e della galleria d’arte da lei fondata trent’anni fa e che oggi, per scelta, è la sua casa: Vera Arte, nel cuore del quartiere Madonnella, “una finestra mitteleuropea sul territorio pugliese” (come la descriveva Zina), che si occupa anche di arte “non ufficiale”, contemporanea e del Novecento, selezionando artisti italiani e stranieri con un unico filo conduttore: la capacità di coinvolgere emotivamente gallerista e pubblico.
Vera Carofiglio, cosa porta con sé di Zina?
«Lei ha cercato di trasmettermi la sua determinazione pazzesca, la voglia di fare cose diverse, scelte che non ti rendono ricca ma libera, anche in una città un po’ difficile, su questa materia, come Bari. La grande creatività che lei esprimeva nel design del mobile, io la indirizzo nella trasformazione degli ambienti: delle case delle persone clienti (se me lo permettono) quando posiziono un’opera; o della galleria, sia per l’allestimento di una nuova mostra, sia quando questa viene disallestita. È una cosa che adoro fare, mi emoziona sempre».
Sembra quasi che lei con gli spazi e con le opere d’arte ci dialoghi.
«E’ che mi piace quello che faccio. Siamo tre fratelli, gli altri due hanno fatto scelte diverse. Ma io non sono mai riuscita a staccarmi dalla galleria, né a immaginare di farlo; aiutavo mamma anche quando facevo l’avvocato, fino a dedicarmici completamente. La cosa rara è che, anche se nel privato lei ed io avevamo un rapporto a tratti conflittuale, qui condividevamo tutto, c’era una sintonia totale. Come quella che oggi ho con mia cugina, Lia D’Innella, che è sempre sulla mia stessa lunghezza d’onda: una rara comunanza d’idee sulle scelte, sui gusti, sul tipo di attività da fare, di artisti da proporre, anche sull’esposizione e l’allestimento, vitale per una galleria d’arte perché è il nostro biglietto da visita».
Anche con le persone clienti si crea risonanza di gusti e intenti?
«In questi ultimi anni ho notato che molte persone entrano in galleria con diffidenza ma ne escono affascinate, facendo scelte che in un primo momento non avrebbero neanche preso in considerazione. Questi posti vanno coltivati, respirati, vissuti. Naturalmente, un po’ sta a noi trasferire le suggestioni delle opere che proponiamo e dell’artista che le ha create; ma qui si è in qualche modo portati a riconoscere la bellezza degli oggetti, guardandoli e riguardandoli si crea un rapporto con l’opera d’arte».
Per agevolare questo avvicinamento, Vera si impegna su più fronti: attraverso la sua associazione culturale, organizza incontri aperti al pubblico sull’arte nella sua accezione più ampia, invitando personalità del mondo della cultura e artisti a dialogare con le persone e a creare con loro. «Ma il covid rende tutto difficile, spero di poter presto riorganizzare un corso di fotografia che abbiamo annullato a gennaio per i rischi di contagio e la paura che questi generano». Dall’altro, per le esposizioni che organizza in Vera Arte, oltre ad avvalersi della collaborazione di una storica, di una storica dell’arte e di una professoressa di lettere, ha creato una formula che consente di fruire delle mostre in maggiore sicurezza riuscendo, nel contempo, a portare in galleria anche chi normalmente non la frequenta. «Mi piace l’idea di riuscire a concentrare in un’unica mostra artisti diversi fra loro, in grado quindi di attrarre persone con preferenze e sensibilità altrettanto diverse, creando armonia pur nella contaminazione di stili, materiali e opere, e organizzando le inaugurazioni in due giorni anziché in poche ore». A tutto vantaggio anche del tempo a disposizione per visitare la mostra, per dialogare con autori e autrici e godere della bellezza dell’arte esposta.
Cos’è la bellezza oggi per lei?
«È difficile riconoscerla, secondo me; il nostro è un tempo di brutture, in tutti i sensi. In questi mesi provo sollievo solo entrando in galleria, dove posso ammirare l’arte, esserne circondata, pensare, immaginare altro. Ecco, forse la bellezza, oggi, è un rifugio. Anche la bellezza delle piccole cose può infondere ottimismo, un senso di nutrimento, di salvezza». In attesa del prossimo evento di Vera Arte, previsto in marzo, è possibile affacciarsi alla sua bellezza e salvarsi per un po’ passando in galleria, via Giacomo Matteotti 16: perché è sempre un buon tempo per entrare in relazione con l’arte. E Vera sa come aiutarci ad avvicinarla.