«I trionfi sono tutti belli, ma aver vinto il titolo di miglior giocatore di Scozia nel 2002 è particolare. Bari, invece, è il fiore all’occhiello del Meridione e non solo, che orgoglio quando ne parlano bene. E in futuro mi piacerebbe fare l’allenatore o il direttore sportivo». Parola di Lorenzo Amoruso, ex difensore di Bari, Fiorentina, Glasgow Rangers e Blackburn, nato nel quartiere di Palese e sempre molto legato alla città.
Ieri è stato ospite del torneo di San Michele, in cui si sfidano i rioni di Palese. È sempre una grande festa?
«Il torneo in onore del santo patrono di Palese arriva in concomitanza della festa cittadina e quindi mi tornano alla mente i ricordi di quando ero bambino: le bancarelle, le giostre. E poi c’è anche la manifestazione sportiva in cui si sfidano i sette rioni più “i misti”, che si affrontano in queste sfide che a volte sono state abbastanza “cruente”, sfociate anche in discussioni piuttosto accese, che dimostrano quanto sia sentito il torneo. Ci siamo divertiti tanto e i ricordi affiorano inevitabilmente».
Qual è il ricordo più bello legato al torneo?
«Io non ho mai potuto giocarlo perché sono diventato professionista molto presto. Ma ci sono volte in cui vedi il tuo quartiere vincere e gioisci, altre in cui lo vedi perdere e ti assale la delusione. È tutto bello. E poi ci sono tanti amici che hanno giocato e che ora allenano, a cominciare da mio fratello. Ci sono davvero tanti ricordi, è difficile citarne soltanto uno».
Quanto è importante lo sport nelle periferie della città?
«Lo sport è importante ovunque, perché è un segno di coalizione, di aggregazione, di socializzazione, di far gruppo, di essere uniti, di rispettare le regole. Soprattutto gli sport di squadra sono fondamentali per la crescita sociale e direi anche un po’ culturale di tutti i giovani, perché ci sono le regole, l’allenatore, il presidente, il gruppo che vanno rispettati. Credo sia fondamentale fare sport, al di là dei benefici fisici che ne derivano».
Ma tornando alle esperienze passate, qual è il ricordo più bello con la maglia del Bari?
«Chiaramente l’esordio in serie B e di conseguenza quello in A sono indelebili. È una gioia assoluta, perché è il sogno che diventa realtà. Poi la prima promozione, che coincide con il mio esordio in serie B con Salvemini e con mostri sacri come Di Gennaro, Loseto, Terracenere, Maiellaro, Monelli, Scarafoni, è un ricordo eccezionale. In A con Materazzi poi non ero più una riserva, ma protagonista in una squadra che poteva contare su Bigica, Tangorra, Ricci, Mangone ed è stato ancora più bello».
Pilastro della difesa di Bari, Fiorentina, Glasgow Rangers e Blackburn. Quali sono le principali differenze tra il calcio italiano e quello britannico?
«La tattica, il modo di preparare le partite e di allenarsi cambia totalmente. Questo non vuol dire che c’è qualcuno migliore o peggiore, ma c’è un approccio diverso. E comunque l’Italia ha vinto quattro campionati del mondo, contro l’unico dell’Inghilterra, quindi questi accorgimenti e l’essere meticolosi hanno portato a ottimi risultati».
Qual è il successo a cui è più legato?
«I trionfi sono tutti belli, ma aver vinto il titolo di miglior giocatore di Scozia nel 2002 è particolare, perché solitamente questi titoli vengono assegnati agli attaccanti o ai centrocampisti. È quello più sudato, perché da difensore fai un lavoro sporco che a volte non viene riconosciuto. Sarò sempre grato ai miei colleghi che mi hanno votato. E poi in quella stagione ho fatto 11 gol, forse l’unica cosa che mi è mancata è stata la convocazione in nazionale. L’avrei meritata».
Lecce in A, Bari in B. Come vede le pugliesi?
«Il Lecce ha avuto un percorso complicato, ci ha messo un po’ a tornare in serie A. Spero che possano allestire una squadra per rimanerci, anche se non sarà facile. Ci sarà da lottare. A Bari invece sono arrivati dei buoni giocatori, ma la serie B è un campionato lungo e complicato, ci vorranno altri rinforzi. Non vedo la rosa ancora completa se si vuole puntare a salire. Bari stramerita la massima categoria. Solo chi ha giocato nel Bari sa che c’è una tifoseria eccezionale, che merita traguardi importanti».
Ma oltre il calcio, come vede Bari rispetto a quando è andato via?
«È completamente cambiata, migliorata in tutto. È una città più vivibile e molto meno stressata rispetto al passato. È il fiore all’occhiello del Meridione, ma non solo. Tutti quelli che vedono Bari poi ne parlano molto bene, quindi vuol dire che si sta facendo un bel lavoro ed è fondamentale. Un barese è sempre orgoglioso del fatto che si parli bene della città».
C’è sempre il mondo del calcio nei suoi progetti futuri?
«C’è ma al momento è abbastanza marginale, nel senso che commento le partite della Fiorentina per le nazioni che acquistano i diritti del calcio italiano. Ma mi piacerebbe avere un ruolo più da protagonista in un club, magari come allenatore o come direttore sportivo. Vedremo se ce ne sarà la possibilità, anche se commentare le partite mi piace molto, perché mi fa restare sempre incollato al mondo del calcio e alle sue novità».