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Crisi di governo, Liuzzi (M5S): «Noi sempre coerenti»

Dalla parte di Conte. L’onorevole lucana, Mirella Liuzzi è sempre stata al fianco del leader del suo partito nella presa di posizione politica che ha comportato le dimissioni dell’ex premier Mario Draghi, dopo che quest’ultimo aveva incassato la fiducia a Palazzo Madama. La deputata ha condiviso in toto la strategia attuata dal presidente del Movimento…

Dalla parte di Conte. L’onorevole lucana, Mirella Liuzzi è sempre stata al fianco del leader del suo partito nella presa di posizione politica che ha comportato le dimissioni dell’ex premier Mario Draghi, dopo che quest’ultimo aveva incassato la fiducia a Palazzo Madama. La deputata ha condiviso in toto la strategia attuata dal presidente del Movimento 5 Stelle e, quindi, anche l’uscita dall’Aula dei senatori pentastellati avvenuta ieri durante il voto.

L’Aula del Senato ha confermato la fiducia al governo posta sul decreto aiuti. Il M5S non ha partecipato al voto. Ma poi Draghi ha scelto di rassegnare le dimissioni. Un suo pensiero su questa giornata?

«Una decisione in coerenza con l’astensione dei Ministri del M5S in CdM quando fu varato il decreto e successivamente con la non partecipazione al voto anche a Montecitorio. Le motivazioni restano le stesse dichiarate al Presidente Draghi a maggio. Il decreto contiene misure urgenti per le imprese e il caro bollette, ma allo stesso tempo non presenta una soluzione per la cessione dei crediti del Superbonus. E soprattutto contiene una norma che dà poteri speciali al sindaco di Roma per la costruzione di un termovalorizzatore che nulla c’entra con il contenuto del decreto. Non si può essere per la transizione ecologica a giorni alterni».

Quale la Sua personale posizione?

«Credo che il decreto Aiuti sia stata una vera e propria mortificazione nei confronti delle politiche del Movimento che ricordo è nel Governo Draghi per completare il Pnrr, rispondere alla crisi sociale e attuare la transizione ecologica, ma difendendo i punti programmatici del Movimento. Siamo in un’ampia maggioranza, ma è intollerabile che durante la discussione in Parlamento sia stato inserito un emendamento del centrodestra per depotenziare il reddito di cittadinanza senza che prima ci fosse stato un tavolo di maggioranza o una discussione con tutte le forze politiche, come avvenuto per tutte le altre riforme fondamentali del Governo».

Non crede che questo sia il momento peggiore per far cadere il Governo?

«Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crisi estiva di Salvini che chiedeva “pieni poteri” e a una crisi di Governo promossa da Renzi all’indomani del varo dei 209 miliardi del Pnrr in Consiglio dei Ministri per richiedere esclusivamente la rimozione del Presidente Conte. Oggi invece si pongono dei temi: cosa vogliamo fare dei cantieri fermi perché la norma del superbonus è cambiata ogni 52 giorni? Come vogliamo tutelare l’11,7% dei lavoratori dipendenti che riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali? Come possiamo modificare e migliorare il reddito di cittadinanza che ha aiutato milioni di famiglie durante la pandemia e continua a farlo in questo momento di grave sofferenza delle imprese?».

Questo strappo con Draghi rappresenta anche la fine di un rapporto di stretta collaborazione con il PD in futuro?

«Il rapporto con il PD si tiene in piedi non per una alleanza a tavolino, ma per la convergenza su temi come il salario minimo, la transizione ecologica e la giustizia sociale. Su questi temi noi rimarchiamo la nostra posizione politica».

Guido Tortorelli

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