«Chi li ha visti? Nella mappa del patrimonio materano tutelato dall’Unesco brillano per la loro assenza tre scrigni d’arte ormai quasi cancellati dalla memoria comune della città. Impossibile la visita per i residenti, figuriamoci per chi viene da fuori, specialmente per quel turista munito di guide che descrivono dettagliatamente gioielli come il Convicinio di Sant’Antonio, la chiesa rupestre di Santa Barbara e la cattedrale scavata nella roccia dedicata alla Madonna della Vaglia». È l’allarme lanciato dal consigliere comunale di Matera, Pasquale Doria, il quale denuncia la chiusura di tre siti culturali della città dei Sassi.
Tre luoghi di culto intorno ai quali è maturata buona parte della letteratura sulla religiosità rupestre che rappresentano un gioiello per il territorio. «Difficile immaginare un recupero in “zona Cesarini”. Insomma, dopo quelle “pandemiche”, anche questa estate trascorrerà senza la valorizzazione che è propedeutica alla tutela attiva di monumenti rupestri così significativi» ha aggiunto l’esponente di “Matera Civica”.
A detta di Doria, con alcuni dei più importanti monumenti chiusi al pubblico, risulta complicata la promozione, il senso attivo di quella cultura che si traduce nella naturale diffusione dei nostri beni storici e artistici «secondo quanto recita l’articolo 9 della Costituzione: un diritto che la Repubblica promuove per lo sviluppo della cultura e la tutela del patrimonio della nazione.
Un appendice a questo discorso potrebbe rientrare in un supplemento di riflessione più ampia, sull’intera questione dei beni culturali locali, oggi purtroppo oscurati. Nello specifico, non c’entra niente con il patrimonio rupestre, ma andrebbe compreso il Castello, almeno come momento irripetibile per imprimere nella memoria vedute straordinarie sul territorio. L’antico maniero rientra nell’elenco dei luoghi di visita scomparsi, perché ora completamente interdetti a chiunque» ha concluso il consigliere comunale.
Guido Tortorelli