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«Il mare per me è energia Un sogno diventato realtà»

Che cosa rappresenta per te il mare? Chi ama il grande blu, a volte, ha enormi difficoltà nel cercare di rispondere a questa domanda e rendere comprensibile al mondo esterno ciò che prova anche semplicemente ascoltando lo sciabordio delle onde che si infrangono sulla battigia, sugli scogli o, ancora, sulla prua di una imbarcazione, ferma…

Che cosa rappresenta per te il mare? Chi ama il grande blu, a volte, ha enormi difficoltà nel cercare di rispondere a questa domanda e rendere comprensibile al mondo esterno ciò che prova anche semplicemente ascoltando lo sciabordio delle onde che si infrangono sulla battigia, sugli scogli o, ancora, sulla prua di una imbarcazione, ferma o in movimento. Per Antonella Scarciglia, classe 1991 e Comandante del rimorchiatore dell’impresa F.lli Barretta di Brindisi, il mare è pura energia.

«È stato sempre un quesito a cui non sono mai riuscita a rispondere spiegando quello che effettivamente provo. Il mare è agitato? Per me è energia. Mi devo calmare? E allora passeggio vicino al mare e lui mi dà energia. La parola mare equivale ad energia in una filosofia tutta mia, che sta dentro di me. Guardarlo significa guardare l’orizzonte, anche quando non c’è per il brutto tempo. Lo immagino io». La Scarciglia è la più giovane donna in Italia (ce ne sono altre due oltre lei, a Cagliari e a Venezia) a guidare un rimorchiatore.
«Non ho scelto di fare questa vita – racconta –. Diciamo che è stata lei a scegliere me». Contrariamente ai suoi desideri (voleva frequentare l’Istituto Nautico), i genitori l’avevano iscritta al liceo Socio-Psico-Pedagogico. Non credevano che il Nautico potesse essere adatto ad una ragazza. Ma il mare era segnato nel suo DNA. Anche il padre aveva intrapreso la sua stessa carriera, «lui però non proseguì, decise di rimanere qui con la famiglia».
«Dissi quasi subito che non avrei più continuato e che avrei lasciato gli studi. Lì, i miei genitori capirono che stavano facendo un grosso errore e mi fecero cambiare finalmente scuola. A 16 anni avevo le idee già ben chiare, dopo il diploma volevo continuare la carriera in mare». Conseguito prima il libretto di imbarco per navigare e poi il diploma, iniziò a mandare subito curricula in giro. «Non mi sono mai preclusa nulla. Infatti, iniziai a inviare curriculum anche qui a terra. Dopo un anno e mezzo mi chiamarono (dalla flotta Barretta n.d.r.) per un training da comandante. Ci furono un po’ di pregiudizi. Era per tutti un esperimento avere una donna al comando di un rimorchiatore. Il periodo di prova lo conclusi brillantemente e poi, una volta che il comandante andò in pensione, presi il suo posto. Fondamentalmente non ho mai percepito il mio essere donna come un ostacolo. L’ho sempre vissuta in maniera serena e tranquilla, poiché ho sempre creduto in quello che volevo. Ci sono stati uomini che erano proprio contro le donne in mare, ma proprio questo loro atteggiamento mi ha fortificata. Ci sono stati altri che mi hanno dato subito fiducia e mi hanno aiutata. Quando uno tenta di fare qualcosa che desidera fortemente non esiste ostacolo».
Ma cosa fa il comandante di un rimorchiatore durante il giorno? «La cosa bella – spiega – è che non ci sono giornate uguali, perché ci dobbiamo sempre basare molto sulle condizioni meteo, quindi ogni giorno è differente. Facciamo controlli di manutenzione, compiliamo documenti e tanto altro. Ci sono giornate in cui attacchiamo e stacchiamo in base ai nostri turni di lavoro in maniera precisa e tante altre, invece, in cui arriviamo ma non sappiamo quando andiamo via. Non c’è mai monotonia, è sempre tutto una sorpresa». E una sorpresa fu la sfida che il comandante affrontò il 10 luglio del 2019. «È una data che non potrò mai dimenticare. In porto c’erano venti di burrasca che arrivavano a cinquanta nodi. Era di notte e fui chiamata molto prima dell’inizio del mio turno, perché proprio per questo vento forte c’erano navi in porto che rompevano gli ormeggi, navi che non riuscivano a rimanere ormeggiate perché i cavi si spezzavano. Ci furono tantissimi danni tanto che ne parlarono anche i giornali. E io, con il Tenax, uscii a prestare assistenza a una nave che aveva rotto gli ormeggi. Quella fu la sfida più emozionante, perché mi ritrovai in una situazione in cui non potevi pensare. Dovevi solo agire e seguire i comandi del pilota che era a bordo della nave. Sfidai proprio me stessa».
Molto spesso le donne, per riuscire a raggiungere dei traguardi, «devono lavorare il doppio, ma una donna che lotta per qualcosa lo fa per tutti, uomini e donne». Antonella Scarciglia ha dovuto lavorare, dunque, più degli altri per dimostrare di poter meritare il ruolo di comando, che attualmente ricopre, in un mondo quasi interamente declinato al maschile. Tenacia, grande forza di volontà, impegno e un pizzico di caparbietà. Questi gli ingredienti magici!

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