Era uscita da pochi minuti per portare a spasso il suo cane, per le strade di Carbonara, quando improvvisamente le si è accostata una macchina sconosciuta. L’autista, una donna sulla trentina, ha abbassato il finestrino e guardando la ragazza, proprietaria del cane, le ha “vivamente” consigliato di mangiare un’insalata per dimagrire. È l’ennesimo caso di violenza, questa volta solo verbale, che vede protagonisti i giovani nel capoluogo pugliese.
L’episodio, accaduto ieri pomeriggio per le strade di Carbonara, ha lasciato sgomenta la vittima, Federica, di anni 24, studentessa di Lettere, la cui unica colpa è stata quella di “essersi permessa” di indossare t-shirt e pantaloncini. La donna alla guida si è dileguata subito dopo aver scagliato le pesanti parole sulla ragazza, che però hanno fatto male come qualsiasi gesto di violenza. «Sono chiaramente in sovrappeso – ha commentato Federica – ma il mio peso attuale non mi comporta gravi problemi di salute, non mi limita nelle attività quotidiane e non mi fa sentire meno bella e accettabile di altre».
Il gesto è un esempio di “body shaming”, ossia l’atto di deridere e discriminare una persona per il suo aspetto fisico. A finire nel mirino del body shaming non è soltanto l’obesità, ma qualsiasi caratteristica fisica “fuori dalla norma”, dalla bassezza alla magrezza.
Il gesto discriminatorio causa ferite interiori che molto spesso si rimarginano con difficoltà. Non è il caso di Federica, che però mette in guardia sui danni che questi atteggiamenti possono provocare sulle vittime. «Io ho la mia personale storia di dimagrimento – ha continuato a raccontare Federica – di accettazione e di amor proprio. Sarò anche più grassa della norma, non rispetterò i canoni classici di bellezza, ma sto bene con me stessa e non devo giustificarmi con nessuno».
Tantissime sono le donne che, ancora oggi, subiscono queste forme di violenza, vittime di uno dei tanti stereotipi sociali, amplificati notevolmente dai social media.