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Giorgetti pronto a strappo per ‘polo governista’, pesano linea Salvini e tensioni nord

(Adnkronos) - Di certo da giorni nessuno riesce a parlare con Giancarlo Giorgetti, e questo ha alimentato ancor di più le voci di un addio anche se esponenti di primo piano della Lega, contattati dall'Adnkronos, smentiscono con forza ogni illazione sullo strappo. "Lo abbiamo cercato in tanti al telefono, ma niente, nessuna risposta", dicono invece…

(Adnkronos) – Di certo da giorni nessuno riesce a parlare con Giancarlo Giorgetti, e questo ha alimentato ancor di più le voci di un addio anche se esponenti di primo piano della Lega, contattati dall’Adnkronos, smentiscono con forza ogni illazione sullo strappo. “Lo abbiamo cercato in tanti al telefono, ma niente, nessuna risposta”, dicono invece alcuni parlamentari del partito più vicini al ministro. Resta il tam tam, il passaparola fra parlamentari. Quel che è certo è che dopo aver fatto il punto con il segretario Matteo Salvini, Fabrizio Cecchetti e Attilio Fontana a Palazzo Lombardia, lo scorso 27 giugno, il ministro dello sviluppo Economico si tiene in disparte. Ma restano comunque forti dentro la Lega – e fuori – le voci che si rincorrono in tal senso. Giorgetti starebbe pensando al progetto ‘governista’, a un rassemblement che terrebbe insieme chi punta tutto sulla governabilità, sull’Europa e sulla fedeltà atlantica. Lo schieramento ‘Insieme per l’Italia’ , secondo alcune ricostruzioni, potrebbe essere il treno da prendere per poter dare forma poi a quello spazio, per immaginare una nuova realtà politica che più si attaglierebbe al vicesegretario leghista, da tempo ‘critico’ con la linea di Salvini.  

Oggi a quel ‘polo’ si rivolge Carlo Calenda che in una lettera aperta a Repubblica scrive: “Se Letta, Carfagna, Gelmini, Bersani, Renzi e Giorgetti dovessero decidere che è arrivato il momento di stare insieme a viso aperto alle elezioni, noi saremmo in prima fila con loro”, dice il leader di Azione, guardando alle prossime politiche. “Questo è l’unico progetto davvero utile al Paese”, non mancando di citare Draghi e Mattarella (“sono gli adulti a cui è affidato il paese”). 

Sulle mosse possibili di Giorgetti in avvicinamento a Di Maio nessun commento trapela dallo staff del titolare della Farnesina. Ma certo le “ricorrenti” serate in pizzeria tra il ministro degli Esteri e il titolare dello sviluppo economico, uomini del primo cerchio di governo, vicinissimi al premier Draghi avevano già mostrato il feeling tra i due. Quando lo scorso due novembre si seppe della cena, con tanto di foto, l’allora pentastellato disse che si trattava di incontri ricorrenti, mensili. “Non è la prima volta – tagliò corto – siamo due ministri dello stesso governo che hanno bisogno di coordinarsi”.  

Nel frattempo Giorgetti ha preso atto di quanto succede in Lega. Matteo Salvini che si mostra sempre più insofferente rispetto al governo: ius scholae e legalizzazione della cannabis sono due vicende che potrebbero non rientrare, portando il partito a uno scontro frontale nell’esecutivo. Preoccupa poi la situazione del nord, di cui Giorgetti resta espressione. Raccontano che la photo-opportunity di venerdì scorso con il governatore Fontana, al tavolo con lo stesso Giorgetti, Cecchetti e Salvini, nasconda uno scontro ad altissima tensione in consiglio regionale tra i leghisti.  

Molti avrebbero pronte le valigie, alcuni per traslocare con Fratelli d’Italia, altri resterebbero in stand-by, in attesa di chiarimenti da parte dei vertici, a partire da Salvini, finito sul banco degli imputati per il tracollo elettorale al nord. Cecchetti non si ferma un momento, cercando di tappare le falle. “Era da trent’anni che non si vedeva una Lega così bassa nelle percentuali”, lamenta un leghista locale. Ma nessuno si fa illusioni su un passaggio di testimone al vertice: “E poi – è il refrain più frequente a partire dalla base del partito per arrivare a chi conosce il leghista di Cazzago Brabbia – Giorgetti non vuole mica fare il segretario, guidare il partito non è il suo obiettivo”. “Magari neanche si ricandida con la Lega, così poi potrebbe tornare utile per fare il ministro tecnico”, azzarda un altro lumbard. 

 

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