Allo storico Diurno, il tempo sembra essersi fermato. Questa la sensazione che si prova sedendo ai tavolini del bar, dove il titolare, Pasquale Nettis, riposa in uno dei rari momenti di pausa dalle fatiche al bancone. Pasquale rappresenta la terza generazione del Diurno: ha gestito l’albergo e il bar ereditati da suo padre, continuando una tradizione che dura dal 1947. Tradizione che, dal prossimo 10 luglio, dopo sessantasei anni di attività è destinata a interrompersi: i gestori hanno deciso di chiudere l’attività, tra i pochi angoli immersi in un’atmosfera gradevolemente vintage rimasti, in una città che cambia.
«Mio nonno era ferroviere – spiega Pasquale Nettis – sotto il fascismo, dopo uno sciopero fu mandato via insieme ai colleghi; dopo vent’anni furono tutti riassorbiti e ricevettero gli stipendi arretrati: con quei soldi mio nonno aprì il Diurno. I Diurni che si facevano all’epoca avevano dormitori, vasche, docce, barbiere e parrucchiere perché a Gioia all’epoca non c’era nulla, nemmeno i bagni. Questo è andato avanti dal ‘47 fino al ‘56, quando con mio padre abbiamo messo il bar, che è nato insieme a me: io avevo dieci anni all’epoca, e sono 66 anni oggi che sono qua dentro».
Di cosa sentirà la mancanza una volta servito l’ultimo caffé? Pasquale non ha dubbi: «La cosa più bella è il dialogo, parlare e farsi capire. E poi il rispetto: posso dire che nel novanta per cento dei casi tutti mi hanno rispettato, come io ho sempre rispettato i clienti, e se tu dai ricevi». E adesso cosa ne sarà del Diurno e di Pasquale? A proposito del locale, il titolare lo dice chiaramente, il suo desiderio è che la storia del Diurno non finisca: «Sono in trattativa con una persona per la gestione, non so come andrà a finire. Quello che dico sempre è che ci vuole una famiglia di cinque persone, una famiglia unita, e per quello che chiediamo noi, in due anni di tempo è un investimento che si ripaga da sé e con gli interessi». Quanto a lui, Pasquale si prenderà un po’ di riposo che gioverà alla sua salute, visto che da tempo convive con piccoli acciacchi e problemi più seri. Affrontati in silenzio ogni giorno dietro al bancone, con la forza di volontà, la fede e la pazienza proprie di un uomo d’altri tempi.