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Bari, sui rifiuti la città è ancora lontana dagli obiettivi nazionali

Nessun obiettivo regionale, italiano ed europeo è stato centrato dalla città di Bari nella gestione dei rifiuti. Ancora molto c’è da fare nella raccolta differenziata (ferma al 38%), nella riduzione della produzione dei rifiuti (Bari non è un Comuni Rifiuti Free) e nel riuso dei materiali. Stando a cento la totalità dei rifiuti e considerando…

Nessun obiettivo regionale, italiano ed europeo è stato centrato dalla città di Bari nella gestione dei rifiuti.

Ancora molto c’è da fare nella raccolta differenziata (ferma al 38%), nella riduzione della produzione dei rifiuti (Bari non è un Comuni Rifiuti Free) e nel riuso dei materiali.
Stando a cento la totalità dei rifiuti e considerando che il 61,69 per cento finisce direttamente in discarica come rifiuti urbani misti e residui della pulizia delle strade e del suolo, la città di Bari riesce a differenziare appena lo 0,10 per cento della plastica. Il 4,66 per cento del vetro, lo 0,02 per cento degli olii esausti e il 12,15 per cento di carta e cartone, risultato più alto di tutta la raccolta dei rifiuti. Praticamente nulla. La strada da percorrere è ancora molto lunga se si pensa che l’obiettivo fissato dall’Unione Europea è del 65 per cento dei rifiuti urbani riciclati entro il 2035. Bari deve colmare un abisso, e non conforta sapere che l’intero Paese è lontano dal traguardo. L’analisi, compiuta a quinquenni, attesta l’Italia al 58 per cento, con una nettissima prevalenza di differenziata di organico e carta e cartone (60 per cento). Con buona pace delle pubblicità progresso dei produttori di plastica che ne attestano l’infinita capacità di riciclo, la sua frazione di differenziata su tutto il suolo nazionale è pari al 7,8 per cento.
«Nonostante le tante difficoltà, il nostro lavoro è andato avanti, non registrando particolari flessioni, se non per la raccolta dei cartoni e della carta, la scorsa primavera. Una criticità che ha influito negativamente sul dato complessivo della raccolta differenziata sul territorio della città di Bari» dichiara il presidente dell’Amiu, Sabino Persichella.
Non indietreggia, ma neanche avanza. Lo scollamento temporale tra gli obiettivi e ciò che concretamente viene fatto è ancora troppo alto. Il Piano d’azione europeo 2020 sull’economia circolare ha individuato nel settore tessile uno dei focus della sua azione. Il Governo nel Pnrr ha individuato specifiche misure di investimento che mirano a raggiungere il cento per cento del recupero tessile. Un obiettivo oltremodo ambizioso se si pensa che la differenziata dei tessili prevista per legge (D.Lgs. 116/2020), sarà avviata quest’anno e dovrà gestire una massa di rifiuti pari a 480mila tonnellate. Bari in questo contesto partirà quasi da zero, al 2021 la raccolta differenziata dei tessuti è pari allo 0,12 per cento. Un non nulla. Ma se il tessile è il futuro neanche i settori tradizionali registrano performance ottimali: la frazione umida organica è ferma all’8,64 per cento, i rifiuti del verde (parchi e giardini) al 2,64 e il legno allo 0,54 per cento, con buona pace dell’economia circolare che proprio su queste tre frazioni delineano specifiche linee di intervento per il riuso nei campi del riscaldamento della fertilizzazione naturale dei terreni. O ancora gli pneumatici che invadono le aree protette e i parchi naturali, gettati di notte in campi incolti e poi bruciati, rappresentano lo zero per cento della differenziata barese. Evidenziando l’assoluta mancanza di un piano, anche solo una idea di recupero di questi materiali.
Una lunga serie di criticità che andranno affrontate. La pandemia ha rallentato le azioni, in questo come in tutti gli altri campi, ma le azioni di contrasto sono ancora poche.
Sulla flessione che si è avuta a Bari nella raccolta di carta e cartone, Persichella afferma che è «Una criticità che, però, abbiamo affrontato immediatamente, varando, proprio in questi giorni – di intesa con l’amministrazione comunale e, in particolare, con gli assessorati alle Attività produttive e all’Ambiente – una nuova modalità di raccolta domiciliare presso le attività commerciali. Questa nuova modalità è frutto di un lavoro di analisi del territorio, delle diverse peculiarità di ciascun quartiere e di ogni singola strada: alla fine è stata prodotta una piantina con la suddivisione della città in due macroaree, con l’individuazione delle strade a maggiore densità commerciale. Per ciascuna macroarea, sono stati fissati orari di conferimento all’esterno dell’esercizio commerciale e di passaggio per la raccolta». Una goccia nel mare. Spostando lo sguardo sulla produzione pro capite di rifiuti, necessaria e non più procrastinabile Bari non raggiunge il traguardo fissato per diventare Comune Rifiuti Free, ovvero meno di 75 kg pro capite di rifiuti da avviare a smaltimento. Ma su questo punto è in ampia compagnia. Solo due Comuni in tutta la Puglia l’hanno raggiunto, Volturino e Avetrana.

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