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La Puglia nello spazio. C’è un po’ di Lizzano nel telescopio Webb

All’ora di pranzo nel giorno di Natale erano tutti a tavola, o quasi, in Italia. Un pugliese invece, in tutt’altra parte del mondo, precisamente nella zona Nordorientale del Sud America, era impegnato per fare andare l’umanità alla ricerca di un altro natale: quello dell’universo. Alle 13,20 in punto del 25 dicembre è stato lanciato, dallo…

All’ora di pranzo nel giorno di Natale erano tutti a tavola, o quasi, in Italia. Un pugliese invece, in tutt’altra parte del mondo, precisamente nella zona Nordorientale del Sud America, era impegnato per fare andare l’umanità alla ricerca di un altro natale: quello dell’universo. Alle 13,20 in punto del 25 dicembre è stato lanciato, dallo spazioporto di Kourou (Guyana francese) il vettore Ariane 5 che trasporta il telescopio James Webb. Un dispositivo progettato da Giuseppe Cataldo, 36 anni, di Lizzano.

Lo scienziato italiano, pugliese per la precisione, ha programmato quello che il quotidiano americano “New York Times” ha definito il più potente strumento dell’umanità per andare alla ricerca delle origini dell’universo. Le prime immagini dallo spazio dovrebbero arrivare fra circa sei mesi.
Il progetto da dodici miliardi di dollari del telescopio Webb, che è evoluzione di Hubble – entrato nella storia delle esplorazioni spaziali – ha avuto origine circa venti anni fa. Vari contrattempi ne hanno anche caratterizzato il percorso, fra i quali alcuni tentativi precedenti di procedere al lancio, tutti rinviati. Decisiva, per la messa a punto di Webb, è stata l’opera di Cataldo, giovane scienziato che dalla provincia di Taranto ha fatto il suo percorso verso Washington. Proprio qui Cataldo ha messo a punto il più grande e potente telescopio spaziale al mondo, che farà luce sulle prime stelle e perlustrerà il cosmo alla ricerca di tracce di vita. Adesso il dispositivo sta sfrecciando verso la sua destinazione a un milione di miglia di distanza: ci vorrà un mese per arrivare e poi saranno necessari cinque mesi prima che inizi a lavorare. Webb viaggerà su una traiettoria di fuga a più di 1,5 milioni di chilometri dal nostro pianeta, nel cosiddetto “secondo punto di Lagrange” (L2) lungo l’asse Terra-Sole.
Tutto questo anche grazie all’opera di Cataldo, che è stato in grado di progettare uno strumento avveniristico, capace di cercare informazioni sull’origine di stelle e galassie, fino a tredici miliardi di anni luce e oltre, secondo le stime. L’opera nello spazio del telescopio Webb si protrarrà per cinque o dieci anni, secondo i programmi, e l’esplorazione con la ricerca di informazioni su come possa essere “nato” l’universo è considerata – appunto – senza precedenti. Questo incredibile viaggio è realizzato dalla Nasa in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea Esa (coordinatrice dell’operazione è l’italiana Antonella Nota) e l’Agenzia spaziale canadese Csa.
In un tweet Giuseppe Cataldo, poco dopo il lancio del vettore Ariane contenente il telescopio, ha diffuso questo messaggio: «È semplicemente meraviglioso poter celebrare un evento così incredibile in un giorno così speciale con le persone che mi hanno supportato in ogni momento durante questo lungo viaggio. Goodspeed Webb». A dodici minuti dal lancio, sempre via Twitter, lo scienziato pugliese aveva confessato di non farcela più ad aspettare. Poi tutto è andato per il meglio e i primi passi verso l’ignoto del telescopio sono stati documentati anche con video diffusi dalla Nasa e riportati dallo stesso Cataldo.
La Nasa, sempre via tweet, ha definito il lancio «l’inizio di un nuovo, entusiasmante, decennio di scienza. La missione di Webb per svelare l’universo cambierà la nostra comprensione dello spazio».
Il telescopio spaziale per l’astronomia a raggi infrarossi porta il nome di James Webb, che fu il capo della Nasa, amministratore fra il 1961 e il 1968 (un anno prima dello storico allunaggio). A lui si deve la realizzazione del centro spaziale di Houston. L’astrofisico Cataldo, al Goddard space flight center, vicino Washington, ha messo piede la prima volta a 23 anni, ancora studente (Politecnici di Milano, Torino e Tolosa). In quell’occasione tutti gli hanno chiesto di restare. Nonostante il successo e la lontanQuando può torna a casa, secondo le cronache. Casa, la Puglia. Lizzano. Dove, da boyscout, era a contatto con la natura. E dove fissava le stelle. Ora la sua opera, delle stelle, farà riscrivere i libri.

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