Matteo Spagnolo, ovvero quando i sogni diventano realtà. Il ragazzo di 19 ani di Brindisi è stato scelto con il numero 50 nel draft NBA 2022 dai Minnesota Timberwolves e potrebbe giocare, già nella prossima stagione, nel magico mondo della basket professionistico americano. Un risultato incredibile che premia i sacrifici ed il lavoro che questo ragazzo ha dovuto compiere andando via da casa già all’età di 13 anni.
Matteo, finalmente un altro sogno che si è avverato. Ma qual è stata la prima cosa che hai pensato appena sei stato scelto dai Minnesota?
«Per prima cosa pensavo di realizzare se fosse vero o meno quello che avevo sentito e, subito dopo, all’importanza di ciò che stava accadendo dopo i tanti sacrifici fatti in tutti questi anni».
Paolo Banchero, Gabriele Procida e tu. Un draft NBA che ha parlato molto la lingua italiana.
«Un grande risultato per l’Italia. Paolo non lo conosco personalmente mentre mi sono sentito e congratulato con Gabriele che è un mio super amico. Abbiamo vissuto anche l’esperienza pre-draft negli Usa insieme, stiamo in Nazionale insieme, insomma abbiamo un legame speciale».
Dopo la fine del campionato sei volato negli States a fare alcune esperienze. Ma che differenza c’è tra il basket d’oltre oceano e quello europeo?
«In America si gioca più in transizione e con meno schemi privilegiando spesso l’uno contro uno. Inoltre c’è più fisicità ed atletismo. Per il resto ho trovato delle arene ed una organizzazione molto simile a quella che c’è a Madrid, sono stato trattato bene anche se, da giocatore europeo, devi dimostrare quello che sai fare».
Riavvolgendo la tua breve ma interessante “storia” cestistica sei partito da Brindisi a 13 anni, poi Stella Azzurra Roma, Real Madrid e Cremona con tanti sacrifici di natura affettiva e personale alle spalle. Ma c’è mai stato un momento in cui hai pensato “lascio tutto e torno a casa”?
«Nei primissimi anni qualche volta mi è passata per la mente la volontà di abbandonare tutto. Poi no, non è più accaduto. Sono sempre stato determinato a cercato di superare ogni momento di difficoltà con grande forza e determinazione».
Alcuni mesi fa, in un’altra nostra chiacchierata, dicevi che ti vedevi in un futuro prossimo giocare in Spagna strizzando l’occhio alla NBA. Ora che succederà?
«Ora le cose si sono evolute. Il mio obiettivo è quello di arrivare al top del basket. Poi ci sono degli step da fare. Ma sono ottimista e penso che continuando a credere nel mio lavoro posso crescere ancora».
Conosciamo tutti il tuo forte legame familiare con mamma Valeria, papà Fabio e tua sorella Roberta che ti sono sempre stati vicini. Ma al di fuori del contesto familiare chi ti senti di ringraziare?
«Sicuramente tutti i miei allenatori perché è grazie a loro che sono qui e a tutti i compagni di squadra che ho avuto nelle varie squadre che mi hanno sempre aiutato e sostenuto. Ognuno, a modo suo, mi ha dato una mano!».
Coach Pozzecco è l’allenatore della Nazionale Italiana, vi siete sentiti?
«Ho conosciuto coach Pozzecco a Milano ed abbiamo parlato. Credo sia un allenatore bravo e capace».
In questi giorni sei a Brindisi con la famiglia per qualche giorno di relax, poi cosa farai?
«Diciamo che mi sto allenando tutti i giorni come è giusto che sia anche qui a Brindisi. Poi stiamo parlando con Minnesota per sapere come organizzare questi mesi estivi. Di sicuro ci saranno da capire un po’ di cose».
Per il giovane talento “predestinato” si prospetta dunque una estate impegnativa, in cui dovrà capire se giocare in autunno in un forte club europeo oppure iniziare sin da subito l’avventura dall’altra parte dell’oceano. Ma sempre con la solita mentalità e l’umiltà dei forti.