La chiamano la “rivoluzione rosa”. È quella che portano con loro le contadine in tutta Italia, facendosi imprenditrici del lavoro nei campi e collocando, in questo modo, la Puglia al secondo posto nella classifica nazionale.
Il settore
A dare i numeri di un settore, finora appannaggio quasi esclusivo degli uomini, è la Coldiretti che in occasione dell’8 marzo, ha analizzato la situazione del Paese. Tra imprenditrici agricole e occupate, sono oltre mezzo milione le donne impegnate oggi nelle campagne, presenza diffusa in tutto il territorio italiano. Secondo i dati del Registro delle Imprese, la regione con il maggior numero di imprese femminili in assoluto è la Sicilia davanti a Puglia e Campania, con Lazio, Toscana e Piemonte a ruota.
L’analisi
Secondo l’analisi di Coldiretti Donne, circa il 60% delle imprese rosa ha deciso di orientare una parte della produzione verso il biologico o il biodinamico, impegnandosi in una filiera di qualità che promuove la sostenibilità, la salvaguardia della biodiversità, delle risorse naturali, del paesaggio e del benessere animale. Inoltre, le donne instaurano legami profondi con il territorio, diventando vere e proprie sentinelle per la conservazione e la valorizzazione delle aree rurali.
Gli ambiti
Dalle fattorie antiviolenza ai fiori da mangiare per arricchire ricette e cocktail, sono sempre più variegati gli ambiti nei quali le imprenditrici agricole declinano la loro professionalità e formazione. Senza però dimenticare quelli più tradizionali, nei quali spesso le donne arrivano al comando come eredi di una storia familiare. In Puglia, ad esempio, Marina Mastromauro, figlia del fondatore Attilio Mastromauro e ideatrice del marchio “Dedicato”, la pasta di solo grano duro di Puglia prodotta da Granoro nell’azienda di Corato. Un percorso iniziato 10 anni fa, fatto di diverse imprese agricole spinte a produrre grano duro di qualità in cambio di un prezzo minino garantito ed incentivi.
Il ricambio generazionale
Le agricoltrici, riporta Coldiretti nel suo rapporto, puntano anche sul ricambio generazionale con oltre 12mila aziende femminili in tutta Italia, oggi guidate da ragazze under 35. Una trasformazione, che consente loro di unire all’innovazione la capacità di offrire servizi e assistenza alle categorie più deboli, a partire dai disabili, proponendo un modello di welfare agricolo.