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Truppe italiane in Ucraina, Mattarella è cauto: «Prematuro parlarne»

«Non siamo ancora a questo punto, non sono neanche iniziati i negoziati di pace. Parlare di quello che avverrà come soluzioni è totalmente fuori dal momento». Sergio Mattarella tira il freno a mano sull’eventualità dell'invio di soldati italiani in Ucraina all'interno di una forza di peace-keeping. Una decisione prematura, ha sottolineato il Capo dello Stato,…
soldato ucraina

«Non siamo ancora a questo punto, non sono neanche iniziati i negoziati di pace. Parlare di quello che avverrà come soluzioni è totalmente fuori dal momento». Sergio Mattarella tira il freno a mano sull’eventualità dell’invio di soldati italiani in Ucraina all’interno di una forza di peace-keeping. Una decisione prematura, ha sottolineato il Capo dello Stato, probabilmente nel tentativo di stemperare il clima scottante sia in maggioranza che nelle file dell’opposizione sul tema. E insieme un messaggio di cautela che dovrebbe rassicurare la premier Giorgia Meloni.

I temi caldi

In una intervista alla televisione pubblica giapponese NHK rilasciata da Kyoto, seconda tappa della sua visita in Giappone, il presidente della Repubblica ha affrontato a tutto campo i temi caldi della politica internazionale: dall’aggressione russa all’introduzione dei dazi minacciati dal presidente americano Donald Trump. Per l’Ucraina «serve una pace giusta che non crei un omaggio alla prepotenza delle armi perché altrimenti si aprirebbe una stagione pericolosissima per la vita internazionale. Una soluzione giusta che non sia fragile e transitoria», ha chiarito subito rispondendo alle domande della giornalista di NHK che mostrano quanto il dibattito sia sentito anche nel lontanissimo Giappone.

La soluzione auspicata

Il capo dello Stato ha ricordato che l’Europa da tre anni sostiene l’Ucraina e la necessità di un dialogo negoziale. Ma non svendendo la sua integrità territoriale: «Va cercata con convinzione una soluzione di pace che non mortifichi nessuna delle due parti ma che sia giusta perché sia duratura, perché una pace basata sulla prepotenza non durerebbe a lungo». Per la prima volta Mattarella ha sottolineato che non bisogna mortificare né la Russia né l’Ucraina ma, per il presidente, resta il fatto che l’aggressore è Mosca e che le garanzie internazionali devono essere ovviamente per lo Stato più piccolo e meno armato. Si tratta di garantire il futuro di pace dell’intera Europa e Mattarella lo ha evidenziato: «La violazione delle regole del diritto internazionale è inammissibile altrimenti si afferma il principio che uno Stato più forte può imporre la sua volontà con le armi agli Stati vicini meno forti e meno grandi. Ciò – ha aggiunto – renderebbe una barbarie i rapporti internazionali. E per questo in Europa vi è una forte difesa dell’Ucraina. Perché se si affermasse questa logica altre aggressioni seguirebbero e un succedersi di aggressioni porterebbe inevitabilmente a una guerra di proporzioni inimmaginabili». Servono allora «regole certe che valgano per tutti a prescindere dalle dimensioni o dalla forza militare o economica di cui dispongono. Regole di questo genere sono indispensabili per una vita ordinata».

La questione dazi

Inevitabile un passaggio sui dazi, quelle barriere tariffarie che, per il Quirinale, allontanano sia la pace che la prosperità dei popoli. È «indispensabile – ha spiegato Mattarella – avere delle economie aperte. Un mondo fatto di economie chiuse, in contrapposizione tra di loro, è un mondo invivibile. Invece un mondo fatto di economie aperte è quello che nella storia ha sempre accompagnato la pace. Quando sono prevalse economie contrapposte, in contrasto radicale, c’è sempre stata – ha ricordato – una conseguenza di scontri e qualche volta di conflitti». Sul famoso discorso di Marsiglia, che tanto ha turbato l’amministrazione russa, Mattarella ha argomentato: «In quegli anni, 90 anni fa, si era affermata in alcuni Stati una volontà di dominio sugli Stati meno forti e anche l’idea che si potesse imporre la propria volontà agli altri Stati attraverso le armi».

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