Due famiglie su cinque, nell’ultimo triennio, hanno deciso di farsi aiutare da una baby sitter. Questa figura è diventata un supporto imprescindibile per molte famiglie italiane, specialmente in Puglia e Basilicata. Tuttavia, i costi associati al servizio variano significativamente non solo tra le diverse province di queste regioni, ma anche rispetto al resto del Paese. Stando ai dati elaborati dai portali che si occupano del settore, nel 2024, il costo medio di una baby sitter in Italia è stato di 8,52 euro all’ora, registrando un aumento del 5,09% rispetto agli 8,05 euro del 2021.
La convenienza
In questo contesto, la Puglia si distingue come una delle regioni meno costose, con una tariffa media di 8,23 euro all’ora. In particolare, Lecce emerge tra le città più economiche, con una media di 7,70 euro all’ora, posizionandosi subito dopo Catanzaro (7,53 euro) e prima di Vibo Valentia (7,85 euro). La Basilicata presenta tariffe ancora più contenute, con una media regionale di 7,92 euro all’ora. Queste cifre indicano che le famiglie in Basilicata possono beneficiare di costi inferiori rispetto alla media nazionale, rendendo la regione una delle più convenienti per i servizi di baby sitting. Analizzando le differenze tra le regioni meridionali e settentrionali, emerge, tuttavia, una chiara discrepanza nei costi.
Nel Nord Italia, regioni come la Liguria registrano tariffe medie di 8,73 euro all’ora, mentre la Toscana si attesta sugli 8,70 euro all’ora.
Il tariffario
Al contrario, regioni del Sud come la Campania presentano tariffe più basse, con una media di 7,39 euro all’ora. Questa differenza può essere attribuita a vari fattori, tra cui il diverso costo della vita e la domanda di servizi di baby sitting nelle diverse aree geografiche. Negli ultimi anni, la diffusione di piattaforme online specializzate ha rivoluzionato il settore del baby sitting. Questi portali facilitano l’incontro tra domanda e offerta, permettendo alle famiglie di trovare professionisti qualificati nella propria zona e offrendo alle baby sitter l’opportunità di raggiungere un pubblico più ampio. La crescente popolarità delle piattaforme online ha, inoltre, contribuito a una maggiore trasparenza nelle tariffe e nelle competenze, standardizzando in parte i costi e rendendo più accessibile il servizio.
Il lavoro sommerso
Nonostante i progressi tecnologici e l’accessibilità offerta dai portali dedicati, il fenomeno del lavoro nero nel settore del baby sitting in Puglia e Basilicata rimane però ancora una questione rilevante. Molte famiglie, nel tentativo di risparmiare, optano per accordi informali senza regolare contratto. Questa pratica, sebbene possa sembrare vantaggiosa nel breve termine, espone sia le famiglie che le lavoratrici a rischi significativi. Le sanzioni per l’impiego di personale non dichiarato possono essere onerose, e in caso di incidenti o controversie, l’assenza di un contratto regolare complica la tutela legale per entrambe le parti. Secondo un’analisi dell’Associazione nazionale dei Datori di lavoro Domestico, solo il 36% delle baby sitter è assunto con un contratto regolare, approfittando spesso del fatto che il rapporto di lavoro nasce molto frequentemente in modo informale e saltuario, per conoscenza diretta o tramite amicizie. Quando però il rapporto si struttura in modo più continuativo, o comporta un numero d’ore rilevante, cosa che capita nel 25% dei casi, la tendenza è quella di regolarizzare. Un trend che in Puglia si sta consolidando, anche per beneficiare di agevolazioni fiscali riservate al welfare.