La festa della donna si chiama in realtà Giornata internazionale della donna ed è collegata strettamente al clima politico di inizio Novecento, quando la popolazione femminile cominciava a organizzarsi per reclamare maggiori diritti (tra cui, soprattutto, il diritto al voto).
Nel 1909 infatti fu il partito socialista americano a lanciare l’idea di una giornata dedicata all’importanza delle donne all’interno della società che, in effetti, venne celebrata il 23 febbraio di quell’anno. La proposta travalicò i confini nazionali e venne ripresa dall’attivista Clara Zetkin nel 1910 durante la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, ospitata a Copenaghen, in Danimarca.
Da quel giorno ogni Paese cominciò a scegliere una data sul calendario da dedicare alla figura femminile.
Fu solo nel 1921 che si pensò a un’unica data internazionale e probabilmente la scelta cadde sull’8 marzo per ricordare la protesta del 1917 quando, oltre a tutti gli uomini in rivolta, anche molte operaie russe scesero in strada a protestare contro lo zar Nicola e perciò questa data viene ricordata come determinante per la storia del genere femminile.
Quale sia l’avvenimento che ha davvero dato origine alla festa della donna poco importa.
Quel che bisogna ricordare è che essere donne non è mai stato facile ed è per questo che l’8 marzo è bello omaggiare le donne della propria vita (le compagne, le mamme, le maestre, le casalinghe…) con dei mazzolini di mimose, che sono diventate dal 1946 il simbolo di questa festa.
Oggi più che mai è importante lottare per i diritti delle donne: sono stati fatti grandi passi avanti ma non sono ancora abbastanza.
È ancora emergente il fenomeno del gender gap ossia la differenza che c’è tra uomo e donna nella società, solo per il fatto di appartenere a due generi distinti. Gli uomini ricoprono ruoli professionali più importanti, le donne sono relegate alla cura dei figli.
Nonostante ci siano molte più donne che si dedicano alla carriera, quest’ultima può essere ostacolata dalla mancanza di servizi in caso di maternità o per uno stipendio ancora troppo basso equiparandolo a professioni maschili.
Per questo, anche se oggi le donne possono votare (in Italia) e partecipare a qualsiasi attività, iscriversi in qualsiasi università, non bisogna dare niente per scontato, la strada è ancora lunga ed è importante lottare ogni giorno anche perché, se diamo uno sguardo alla questione dei diritti delle donne a livello mondiale, è lampante come vi siano ancora studentesse discriminate e soggette a violenza in alcuni Paesi del mondo.
Bentornato,
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