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Soldati italiani in Ucraina, la maggioranza di Meloni si spacca sulla difesa comune

La maggioranza di centrodestra è sempre divisa in politica estera e lo è anche sull’ipotesi di invio di soldati italiani in Ucraina sotto l’egida delle Nazioni unite. Alle aperture della premier Giorgia Meloni si contrappongono le decise chiusure di Matteo Salvini: «Parlare ora di inviare soldati italiani in Ucraina, in una terra dove attualmente c'è…
giorgia meloni

La maggioranza di centrodestra è sempre divisa in politica estera e lo è anche sull’ipotesi di invio di soldati italiani in Ucraina sotto l’egida delle Nazioni unite. Alle aperture della premier Giorgia Meloni si contrappongono le decise chiusure di Matteo Salvini: «Parlare ora di inviare soldati italiani in Ucraina, in una terra dove attualmente c’è la guerra, non ha senso. Putin e Zelensy devono deporre le armi, e poi ragioneremo di tutto», ha detto davanti ai corrispondenti della stampa estera in Italia.

L’attacco a Von der Leyen

«Noi abbiamo 7.500 soldati italiani impegnati in missioni di pace in giro per il mondo, per una spesa superiore al miliardo. Se dobbiamo spendere un euro in più o ipotizzare l’invio di un soldato in più occorre essere assolutamente certi di quello che si fa e di come lo si fa: l’esempio dell’Afghanistan non è lontano dalla nostra memoria», ha aggiunto il vicepremier prima di sparare a zero contro la presidente della commissione europea, Ursula Von der Leyen, rispondendo a una domanda su una possibile forza comune europea: «l’ultima delle cose intelligenti da fare è mettere in piedi una difesa comune e un esercito comune europeo, sarebbe un disastro visto che quello che tocca a Bruxelles in tanti campi va a fallire, preferisco degli stati nazionali forti che investono. Se mettessimo una von der Leyen a capo di un esercito comune europeo dura venti minuti e poi si arrende. Quindi sono assolutamente contrario». Tuttavia, nonostante le differenze con gli alleati sui temi della difesa comune e di un possibile invio di truppe italiane, il leader della Lega afferma che per quanto riguarda gli aiuti militari all’Ucraina «abbiamo sempre votato a favore e finché c’è la guerra continueremo a farlo».

La posizione di Tajani

Possibilista, invece, per una missione di pace guidata dall’Onu è l’altro vicepremier, Antonio Tajani, che vede questa soluzione «la cosa migliore, rispetto a quella di spedire soldati Nato o dell’Ue». Mentre la presidente del consiglio sottolinea che «le garanzie di sicurezza per l’Ucraina devono essere realizzate nel contesto dell’alleanza atlantica, perché penso che questa sia la cornice migliore per garantire una pace che non sia né fragile né temporanea. Altre soluzioni mi sembrano più complesse e francamente meno efficaci».

Intanto, è proprio l’Europa, attraverso i due leader di Regno Unito e Francia, Keir Starmer ed Emmanuel Macron, che prova a riprendere in mano la situazione; domenica prossima, su iniziativa dello stesso primo ministro britannico, del presidente del consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa, e di Von der Leyen, è stato convocato un vertice irrituale a Londra, sulla falsariga di quello della scorsa settima a Parigi organizzato da Macron, con i 27 leader di Paesi europei, tra cui Meloni, per discutere «sul riarmo e sul futuro del Paese dell’est invaso dalla Russia», nel quale dovrebbe essere presentato un primo documento sulla difesa comune. Un vertice, però, che avrà un convitato di pietra: il presidente Usa Donald Trump.

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