L’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina si fa sempre più reale, anche se dai piani alti del governo di Kiev continuano a definirlo un «quadro», in previsione di altre aggiunte o richieste e che il suo successo o scomparsa dipenderà dai colloqui con Trump. L’affondo del presidente ucraino, Zelensky, non è però piaciuto a Washington. «Se l’accordo sulle risorse minerarie dell’Ucraina non è finalizzato, la visita di Zelensky alla Casa Bianca è inutile – ha riferito un funzionario governativo – Se il presidente ucraino non dice che l’accordo è definitivo, non ha senso che venga qui».
Le pretese di Zelensky
Il leader ucraino aveva visionato il documento sulle terre rare in giornata sollevando alcune questioni, in particolare sulle garanzie di sicurezza. «La mia domanda che rivolgerò a Trump sarà molto diretta: gli Stati Uniti interromperanno il sostegno o no?», ha dichiarato. Più tardi è arrivata la reazione del primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, che ha parlato di una versione definitiva dell’accordo, che d’ora in avanti sarà chiamato: «Accordo sulla definizione delle regole e delle condizioni del Fondo di investimento per la ricostruzione dell’Ucraina».
Regole e condizioni
A proposito delle condizioni alla base del futuro dell’accordo anche Shmyhal ha ribadito che la decisione finale verrà presa in base alle garanzie di sicurezza, come più volte stabilito da Kiev. «Il governo degli Stati Uniti deve sostenere gli sforzi all’Ucraina al fine di ottenere garanzie utili alla costruzione di una pace duratura» basata, però, sul piano presentato da Zelensky lo scorso anno, che prevede l’adesione alla Nato.
Cosa prevede il piano
Alla base dell’accordo sulle terre rare ci sarà l’istituzione di un fondo di investimento per la ricostruzione, a cui l’Ucraina contribuirà per il 50% dei proventi derivanti dalla commercializzazione di risorse naturali di minerali, idrocarburi, petrolio, gas naturale, nonché le infrastrutture, i porti e le imprese statali. Gli Stati Uniti, invece, manterranno un impegno finanziario a lungo termine. Un’intesa, a prima vista solo economica, che però nasconde anche tracce di politica. «I partecipanti dell’accordo si adopereranno per evitare conflitti con gli obblighi assunti dall’Ucraina nell’ambito della sua adesione all’Unione europea», recita il testo.
Forze europee in Ucraina
In merito al conflitto in corso e alle nuove linee geopolitiche a seguito dei ritrovati colloqui tra Russia e Stati Uniti, il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov ha accusato l’Unione europea di inasprire ulteriormente il conflitto. Il Cremlino si è schierato contro la decisione avanzata da Francia e Regno Unito di un possibile schieramento di forze militari a garanzia di pace in Ucraina. «Quando gli equilibri politici sull’Ucraina cambiano, come è evidente dal voto delle Nazioni Unite, l’Europa cerca immediatamente di sabotare questa tendenza – ha affermato Lavror – incitando l’Ucraina a continuare a combattere con l’annuncio di nuovi grandi pacchetti di aiuti militari a Kiev». Riguardo alle forze di peacekeeping in Ucraina, dal Cremlino, ha annunciato che sarà possibile il loro schieramento soltanto dopo il consenso russo. «Non possiamo dare l’assenso a un cessate il fuoco immediato che mira soltanto a un obiettivo: pompare ancora di armi l’Ucraina e far diventare il Paese un avamposto della Nato».