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Cisl, parla la segretaria Fumarola: «Subito un confronto col Governo su salari e pensioni» – L’INTERVISTA

Tarantina, classe 1966, una laurea in Scienze sociologiche alla Cattolica di Milano e una lunga esperienza nel sindacato, partita dalla federazione degli agricoli e arrivata ai vertici nazionali, da qualche giorno Daniela Fumarola ha assunto la guida della Cisl, eletta all'unanimità dall'assemblea del sindacato. È la seconda donna al vertice nella storia della confederazione. Segretaria…
daniela fumarola

Tarantina, classe 1966, una laurea in Scienze sociologiche alla Cattolica di Milano e una lunga esperienza nel sindacato, partita dalla federazione degli agricoli e arrivata ai vertici nazionali, da qualche giorno Daniela Fumarola ha assunto la guida della Cisl, eletta all’unanimità dall’assemblea del sindacato. È la seconda donna al vertice nella storia della confederazione.

Segretaria Fumarola lei è stata definitiva la sindacalista “sociologa”, le piace questa definizione?

«Non mi sono mai piaciuti gli appellativi. Preferisco essere chiamata solo sindacalista, che è il lavoro che ho scelto di fare per tutelare i diritti dei lavoratori, per stipulare accordi che migliorassero le loro condizioni economiche e sociali. Per stare accanto ai pensionati, ai giovani ed alle donne in cerca di lavoro, alle persone più deboli. C’è tanto bisogno di sindacato nel nostro Paese, soprattutto nel Sud dove regna ancora tanta povertà, disoccupazione, emarginazione sociale, gravi ritardi sul piano dei servizi sociali e delle infrastrutture».

Prende il posto di Sbarra, una grande responsabilità, quali sono le prime iniziative di cui si vuol far portavoce?

«Luigi Sbarra ha reso in questi anni la Cisl ancora più forte nella sua capacità di rappresentanza, sul terreno dell’autonomia, del contrattualismo. della sua libera soggettività politica. È un’eredità impegnativa quella che ci lascia, anche alla luce dei tanti problemi aperti. Il primo obiettivo è quello di portare a casa la nostra legge sulla partecipazione, che può davvero cambiare le relazioni industriali ed avviare una svolta nel rapporto tra capitale e lavoro. È poi necessario avviare subito un confronto con il Governo per mettere sotto controllo prezzi e tariffe, abbassare le tasse anche al ceto medio, rafforzare il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, elevare salari e pensioni. Serve un patto tra responsabili per favorire la crescita, sostenere gli investimenti pubblici e privati soprattutto nel Sud, attuare il Pnrr, costruire una nuova politica industriale, rinnovare i contratti pubblici e privati, garantire una redistribuzione equa delle risorse, riformare fisco e pensioni, rilanciare la sanità e il sostegno alla non autosufficienza».

Da Taranto, a Bari, a Roma, nella segreteria nazionale, quali sono le battaglie più significative di questi anni? Quali sono i ricordi più intensi di questa lunga carriera nel sindacato?

«Sono davvero tanti i momenti significativi del mio percorso sindacale. Non dimenticherò mai gli anni intensi e l’esperienza vissuta nella mia Taranto, per tutelare tanti braccianti, uomini e donne, che lavoravano nei campi sotto il sole o la pioggia per pochi euro all’ora. Lì mi sono formata, attraverso il dialogo costante, il contatto diretto con i bisogni reali delle persone che noi cerchiamo di rappresentare. È un’esigenza che ha sempre caratterizzato il mio modo di fare sindacato».

Ha iniziato a soli 21 anni, nella Fisba, poi Fai, da allora per le donne si sono fatti passi avanti, quali sono ancora quelli da fare, in tema di discriminazione e pari trattamento?

«Abbiamo fatto passi avanti in questi anni grazie alle tante battaglie del sindacato. Ma restano ancora molti elementi di discriminazione e di fragilità di un mercato del lavoro che esclude ancora tante donne. Ci sono tante lavoratrici costrette a subire e non a scegliere, il lavoro a tempo parziale. Oppure indotte, e sono il 20 per cento, a lasciare il posto alla prima maternità. Sono condizioni che si ripercuotono nei livelli salariali, negli assegni pensionistici ma anche sul Pil del Paese. L’inclusione femminile è questione morale e anche economica. Bisogna fare molto di più per superare divari anche culturali, distribuendo equamente i carichi di cura. Cosi come non dobbiamo mai stancarci di denunciare i fenomeni di violenza fisica e psicologica, di mobbing e di discriminazione».

Lei viene da Taranto, una città simbolo in cui si continuano a incrociare vertenza di valenza nazionale, da quella dell’Ilva, che ormai va avanti da più di 10 anni a quella dei call center, alle prese con un nuovo contratto peggiorativo siglato da un solo sindacato. Si può dire che Taranto è una palestra sindacale?

«Taranto è forse l’emblema dei problemi irrisolti, delle contraddizioni ma anche della tante opportunità del Mezzogiorno. La Cisl si è sempre battuta per uno sviluppo integrato che facesse convivere sviluppo industriale, investimenti e difesa dei livelli occupazionali, piani di risanamento ambientale e rispetto serio per la salute dei cittadini. Queste tre cose fondamentali possono e devono arrivare insieme a Taranto e noi pensiamo in tutto il Paese. Attendiamo ora per l’ex Ilva un piano serio di rilancio della produzione, con la scelta di un partner industriale all’altezza, capace di dare certezze alla bonifica ambientale e alla salvaguardia di tutti i posti di lavoro, diretti, dell’amministrazione straordinaria e dell’indotto. Quanto ai call center non è accettabile l’applicazione di un contratto che con le sue inique condizioni economiche e normative, totalmente al ribasso, rispetto invece a quanto richiesto nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale Tlc, crea un forte danno all’intero settore delle Telecomunicazioni, rischiando di trascinare altre aziende verso l’applicazione di un contratto al ribasso».

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