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I furbetti del sostegno e la complessità dell’insegnamento

Ora che il clamore suscitato dal Festival di Sanremo è terminato, l’attenzione deve tornare alta su altre tematiche politiche e sociali di grande rilievo per il nostro Paese.

Mentre il Tribunale di Roma ha condannato il Ministero dell’Istruzione per aver assegnato ad un’alunna con disabilità un docente privo di specializzazione, motivando la sentenza sulla base di un trattamento discriminatorio che avrebbe compromesso in modo definitivo il percorso scolastico dell’alunna (fonte Orizzonte scuola), è notizia dei giorni scorsi che a Foggia è stato chiesto il rinvio a giudizio per 24 indagati con l’accusa di aver dichiarato il possesso di falsi titoli, requisiti di accesso o specializzazioni, ottenendo posizioni vantaggiose e quindi supplenze annuali o incarichi, in barba a quanti detengono legittimamente i medesimi titoli.

Ancor più grave il fatto che avrebbero attestato falsamente di aver conseguito il titolo di specializzazione per l’insegnamento sul sostegno nella scuola secondaria superiore di secondo grado (fonte FoggiaToday).

Qualcuno dirà “la solita prassi italiana dei furbetti”; ma la questione è molto più ampia. Oltre a commettere una grave ingiustizia nei confronti dei legittimi possessori dei titoli e quindi di coloro che si sono formati per accedere alle graduatorie d’insegnamento; oltre a ingenerare rabbia e senso di frustrazione nei legittimi detentori dei titoli; oltre al danno economico che questi soggetti hanno subito da parte di persone accusate di occupare illegittimamente dei posti di lavoro, c’è un altro aspetto ancor più grave da tener presente: sono stati lesi i diritti dei soggetti diversamente abili, i quali necessitano, per una loro completa autonomia e realizzazione, di figure appositamente qualificate, che sappiano supportarli, incentivarli, senza “compromettere il loro percorso scolastico”.

Trattasi di soggetti già svantaggiati, che in tal modo subiscono un danno ulteriore, dato dal fatto di essere seguiti da figure senza alcuna preparazione specifica. C’è da chiedersi quando si smetterà di ritenere la scuola sic et simpliciter solo il luogo del “posto fisso” e quando questo modo di procedere così “italico” da parte di chi ritiene di “saltare la fila”, le procedure, gli step formativi obbligatori, danneggiando altri soggetti, sia il modo più “naturale” per raggiungere il risultato in breve tempo, trascurando la complessità e l’importanza del ruolo docente. Fermo restando il principio della presunzione d’innocenza e l’accertamento delle effettive responsabilità, c’è da indignarsi non poco dinanzi a questi atti che ledono i diritti e la dignità umana di soggetti svantaggiati due volte, dalla vita e dagli esseri umani.

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