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Gimbe, sempre più pugliesi e lucani costretti a rinunciare alle cure

Le famiglie del Sud sono costrette a farsi carico di una parte sempre maggiore delle spese per visite, esami e farmaci. L’ultimo report della Fondazione Gimbe sulla spesa sanitaria privata in Italia nel 2023 offre una fotografia preoccupante della situazione, evidenziando come la spesa sostenuta direttamente dai cittadini incida pesantemente sulle fasce più fragili della…

Le famiglie del Sud sono costrette a farsi carico di una parte sempre maggiore delle spese per visite, esami e farmaci. L’ultimo report della Fondazione Gimbe sulla spesa sanitaria privata in Italia nel 2023 offre una fotografia preoccupante della situazione, evidenziando come la spesa sostenuta direttamente dai cittadini incida pesantemente sulle fasce più fragili della popolazione, soprattutto nel Mezzogiorno.

L’analisi

Secondo il report, la spesa sanitaria privata pro-capite in Italia si attesta sui 730 euro annui, ma la sua distribuzione è tutt’altro che omogenea. La Basilicata registra uno dei valori più bassi d’Italia, con soli 377 euro pro-capite, seguita dalla Puglia con 499 euro. Questo dato, se da una parte potrebbe sembrare un segnale di minor spreco, dall’altra racconta una realtà ben diversa: la ridotta spesa non è indice di efficienza del servizio sanitario pubblico, ma di un accesso limitato alle cure per motivi economici. Il nodo centrale della questione non è solo quanto si spende, ma chi può permetterselo.

Nel Mezzogiorno, la rinuncia alle cure per motivi economici tocca livelli preoccupanti. Il report evidenzia che nel 2023 circa 4,5 milioni di italiani hanno dovuto fare a meno di visite o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per ragioni economiche. In Puglia, l’8,4% dei cittadini ha rinunciato alle cure contro una media nazionale del 7,6%.

Le criticità

Tuttavia, il problema della sanità nel Mezzogiorno è sia economico che strutturale. Le interminabili liste d’attesa negli ospedali e nei centri diagnostici pubblici spingono sempre più persone a rivolgersi al privato, con costi spesso insostenibili per chi ha redditi medio-bassi. Il sottofinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, unito alla carenza cronica di personale e risorse, rende il diritto alla salute sempre più una questione di reddito. «I cittadini, e soprattutto gli anziani, continuano a trovarsi di fronte a una scelta difficile: pagare di tasca propria o rinunciare alle cure necessarie. La situazione è particolarmente critica e bisogna dare subito dei segnali concreti di ripresa – dice Matteo Valentino, segretario regionale di Cittadinanzattiva Puglia – riceviamo numerose segnalazioni di cittadini relative alle liste di attesa che si allungano sempre più. A questo, poi, si aggiunge la carenza del personale sanitario che rappresenta un ulteriore problema».

In questo scenario, i fondi sanitari e le assicurazioni private restano un’opzione ancora poco diffusa, specialmente nel Sud. Mentre in altre regioni d’Italia la spesa intermediata da fondi sanitari cresce, in Puglia e Basilicata resta marginale. Il report Gimbe sottolinea, quindi, che la sanità integrativa non può essere una soluzione per tutti, specialmente in un contesto in cui le famiglie già faticano a sostenere le spese quotidiane.

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