Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha fornito la sua versione dei fatti alla Corte dei Conti in merito all’incarico di consulente affidato a Titti De Simone. Il presidente è stato chiamato a rispondere in seguito all’invito a dedurre da parte del procuratore regionale, che contesta un possibile danno erariale di 419mila euro.
Secondo l’accusa, De Simone non avrebbe i titoli e le competenze necessarie per svolgere il ruolo di consulente, né avrebbe dimostrato di aver svolto il lavoro previsto dal contratto. Emiliano, durante l’audizione dell’8 gennaio, ha spiegato che quello con l’ex parlamentare non è un incarico di consulenza specialistica, bensì un ruolo di consigliere politico che lo affianca in specifici settori delle politiche regionali, come le politiche di genere e la partecipazione.
Il governatore ha inoltre precisato che spetta agli uffici, e non a lui, predisporre il contratto dei consiglieri. «Non sono responsabile se il contenuto normativo del contratto non è coerente con il ruolo di consigliere politico», ha dichiarato Emiliano, sottolineando che il ruolo di De Simone è descritto dal decreto di nomina e previsto dall’organizzazione interna della Regione.
La contestazione di danno erariale coinvolge anche il capo di gabinetto, Giuseppe Catalano, e il suo predecessore, Claudio Stefanazzi. La Procura dovrà ora decidere se procedere con la contestazione formale o archiviare il caso.
Emiliano e Stefanazzi sono accusati di dolo diretto, mentre Catalano è chiamato in causa per responsabilità sussidiaria, per non aver impedito il danno. Catalano si difende affermando di aver sospeso i pagamenti non appena emersa la contestazione.