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Norma anti-Decaro in Puglia, stop dal Viminale: pronte due bozze per la modifica

Com’era prevedibile la norma anti-Decaro non passerà il vaglio da parte del Governo centrale. Il testo era apparso fin dalle prime battute discordante con la legge quadro sull’elezione diretta dei sindaci. E invece il Consiglio regionale lo aveva approvato a scrutinio segreto il 18 dicembre, “infilandolo” nella legge di bilancio con l’introduzione dell’obbligo per i…
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Com’era prevedibile la norma anti-Decaro non passerà il vaglio da parte del Governo centrale. Il testo era apparso fin dalle prime battute discordante con la legge quadro sull’elezione diretta dei sindaci. E invece il Consiglio regionale lo aveva approvato a scrutinio segreto il 18 dicembre, “infilandolo” nella legge di bilancio con l’introduzione dell’obbligo per i primi cittadini di dimettersi sei mesi prima della fine del mandato per potersi poi candidare alle regionali. E così, a meno di due mesi dall’approvazione, il Ministero dell’Interno ha cominciato ad annotare le criticità dell’emendamento numero 219: eccezioni che si trasformeranno in osservazioni di Palazzo Chigi con successiva impugnazione della norma davanti alla Consulta.

L’impugnazione

In particolare la distonia riguarda la lesione del diritto di elettorato passivo dei sindaci, quello che consente loro di candidarsi: un’alterazione dello status di sindaco e delle previsioni della legge elettorale nota come “Mattarellum”. La norma quadro prevede l’ineleggibilità dei sindaci al Consiglio regionale salvo che non si dimettano il giorno della presentazione della candidatura, cioè un mese prima del voto, a differenza dei sei mesi previsti dalla legge pugliese: un tempo, quest’ultimo, considerato troppo lungo e dannoso per i sindaci che, dimettendosi sei mesi prima del voto, lascerebbero i Comuni in mano ai commissari. Non secondario, poi, è l’effetto indesiderato di privare le comunità locali di un governo stabile. Roma ha ora due mesi di tempo per impugnare la norma pugliese anti-Decaro.

La correzione

L’incidente si potrebbe aggirare se il Consiglio regionale, ricevute le contestazioni, garantisse l’immediata correzione del testo. In realtà in via Gentile circolano già diverse correzioni del testo in base alle quali i sindaci dovrebbero dimettersi non più sei mesi prima delle regionali, ma tre o due.

Il Pd in campo

Il recente monito del Viminale ha indotto il Pd pugliese a ribadire la netta contrarietà alla legge anti-Decaro, ribattezzata così per i sindaci vicini all’ex primo cittadino di Bari in procinto di candidarsi alle regionali e a sostenerlo nella corsa alla guida della Regione. Il segretario dem Domenico De Santis ha definito la norma «irragionevole e incostituzionale», in quanto è appunto irragionevole sbarrare la strada alla candidatura dei sindaci che «rappresentano le figure istituzionali più vicine ai cittadini, capaci di comprendere e intercettare appieno le esigenze delle comunità e garantire appieno la rappresentatività». Da qui l’annuncio di correggere subito il pasticcio prima che il Governo centrale intervenga con la censura di costituzionalità e rimetta l’emendamento, ispirato dalle minoranze, all’esame della Consulta.

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