Sono dieci le scosse di terremoto che hanno colpito il mar Tirreno meridionale, tra le 16.19 e le 18.08 del 7 febbraio, e avvertite sulla costa settentrionale della Sicilia, nelle isole Eolie e in Calabria.
L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha individuato l’epicentro tra le isole di Alicudi e Filicudi a una profondità compresa tra i 4 e i 18 km. L’intensità della maggior parte delle scosse telluriche si è attestata in una magnitudo compresa tra 2.3 e 2.9. La prima però, quella delle 16.19, è stata decisamente più intensa (magnitudo 4.8) tanto da allarmare la città di Messina, nella quale però non sono stati richiesti interventi per danni a cose e persone.
«La zona colpita si trova in una fascia che corre da est verso ovest, grossomodo da Ustica alle Eolie, che è notoriamente una zona in cui la parte nord della Sicilia sta convergendo con la parte meridionale del Tirreno generando terremoti di tipo compressivo», afferma il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Carlo Doglioni. È escluso ogni tipo di legame con i recenti terremoti di Santorini, che invece rientrano in un contesto geodinamico completamente distinto e separato.
Nel frattempo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, segue l’evolversi della situazione relativa alla forte scossa di terremoto nel Messinese. È in costante contatto con il ministro Nello Musumeci, il Capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano e le autorità competenti per monitorare gli sviluppi e coordinare eventuali interventi.