«Dopo aver appreso che a mia nipote era stata proposta la terapia del sesso per curare un presunto tumore al collo dell’utero, ho chiamato immediatamente il ginecologo Giovanni Miniello chiedendo spiegazioni. Gli dissi che questa terapia era inverosimile, e lui mi rispose che ero ignorante e che dovevo aggiornarmi alle linee guida moderne».
Questa è la testimonianza di una dirigente medica, zia di una delle presunte vittime, ascoltata oggi in tribunale a Bari nel processo a carico di Giovanni Miniello, il ginecologo barese accusato di violenza sessuale (tentata e consumata) e lesioni personali su 20 pazienti, 19 delle quali si sono costituite parte civile. Secondo l’accusa, Miniello avrebbe proposto alle sue pazienti rapporti sessuali con lui per curare il papilloma virus ed eventuali tumori all’utero. La testimonianza della dirigente medica getta nuova luce sulle pratiche mediche del ginecologo, e conferma le accuse delle pazienti.
«Mia nipote era affetta da papilloma virus e decise di consultare il dottor Miniello, ritenuto un esperto del settore. Si recò in visita da lui più volte, sempre accompagnata, e all’ultima visita andò da sola. Miniello, dopo una visita scrupolosa, evidenziò delle lesioni al collo dell’utero ascrivibili a lesioni tumorali». A questo punto, secondo il racconto della testimone, sarebbe stata proposta la terapia del sesso. Il caso di Miniello è diventato di dominio pubblico nel novembre 2021, dopo la pubblicazione di due servizi telefonici della trasmissione “Le Iene” su Italia1. La prossima udienza del processo è fissata per il 20 febbraio.
