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Psychological life skills per la qualità della vita e contro la “deindividuazione”

Sembra ieri dal momento dei tintinnii fragorosi e dei brindisi festosi che decantano la fine di un capitolo, assordante e confuso di un volume, ancora da sfogliare della storia dell’umanità. Nel pensiero, dove i ricordi si fondono e si confondono, calici brillanti al cielo stellato contornano freschi abbracci e calorosi baci ove la famiglia e l’amicizia esaltano il sapore dolce della condivisione della felicità. Però quando i festeggiamenti prevedono il perdurare di gioia e piacere, tra le luci del mondo esterno, come piccole scintille si stagliano in lontananza sia la tristezza per chi non c’è più sia rammarico per chi invece poteva esserci. Allo stesso modo anche la paura del “si sa quello che si lascia ma non si sa quello che si trova” che entra senza alcun invito portando con sé un freddo glaciale.

In pochi secondi la mia mente ritorna al presente, e penso a tutte le volte che durante i colloqui avuti con gli adolescenti mi son sentita descrivere i loro desideri, declinandomi un lungo elenco di cose legate al mondo terreno: desideri di auto nuove, di fare sesso, di case da sogno con piscina e una spiccata enfasi nel possedimento di tanto denaro. Desiderare per questi ragazzi significa possedere e possedere significa poter essere felici. Un sillogismo capace di incatenare l’individuo a impulsi terreni che poi qualora non avveratisi generano frustrazione e sofferenza.

Ma cosa dovrebbero desiderare (mi chiedono) se non questa felicità materiale?

Penso a quanto il desiderio sia stato un tema centrale in molte tradizioni filosofiche e a quanto si relazioni alla libertà e alla natura umana. Già Aristotele andava oltre il desiderio sensibile, legato alle necessità corporee, con il desiderio razionale, orientato alla realizzazione del bene superiore e alle virtù.

Dal punto di vista psicoanalitico Sigmund Freud interpreta il desiderio come una manifestazione dei desideri inconsci, spesso repressi, legati alle pulsioni di vita e morte (Eros e Thanatos). Secondo Freud il desiderio è radicato nell’infanzia e nelle esperienze precoci, ed è una forza potente che spesso entra in conflitto con le leggi morali e sociali. Deleuze e Guattari vedono il desiderio come una forza positiva e creatrice. A differenza delle tradizioni filosofiche che associano il desiderio a mancanza, frustrazione o negatività, per loro il desiderio è una forza produttiva che può generare nuove possibilità e trasformazioni.

Quando i ragazzi e le ragazze mi dicono che le loro scelte sono mosse dai loro personali desideri, rifletto su quanto non siano consapevoli dell’influenza di fattori psicologici, neurobiologici, di socializzazione di appartenenza e conformismo. Spiego loro quanto, in una semplice scelta di un indumento, di cosmetici o nel fumarsi una “canna” ci siano meccanismi psicologici come la conformità sociale che si manifesta nel desiderio di essere accettati dal gruppo e di non essere esclusi. L’appartenenza a un gruppo sociale è stata per l’uomo primitivo ed è tutt’ora una necessità psicologica fondamentale, che risale a un’evoluzione biologica e culturale che ha promosso la sopravvivenza tramite la cooperazione. Questo bisogno di conformismo è spesso motivato dal bisogno di ridurre l’incertezza in situazione ambigue e di creare approvazione sociale. L’attività sociale (come consumare droghe leggere in gruppo) diventa una forma di legame sociale e di identità di gruppo. L’individuo si identifica con il gruppo che compie tale comportamento, e il comportamento stesso diventa un “segno” di appartenenza. In gruppi numerosi, le persone tendono a sentirsi meno responsabili delle proprie azioni individuali, grazie a un fenomeno chiamato “deindividuazione”. Questo processo riduce l’autocoscienza, facilitando comportamenti che normalmente sarebbero considerati inaccettabili se compiuti da soli. Ogni volta alla conoscenza gli adolescenti rispondono con meraviglia e dubbio, un dubbio che può fare da apripista al cambiamento.

E quindi cosa fare? È il momento di agire iniziando a sensibilizzare al pensiero divergente e sviluppare le “psychological life skills” per migliorare la qualità della vita.

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