Si avvicina la data dell’inizio del Festival di Sanremo e aumenta il tam tam mediatico relativo a ospiti e co-conduttori. Notizia degli ultimi giorni è che questa edizione sarà aperta da un inedito duo: Noa e Mira Awad che insieme canteranno Imagine di John Lennon.
Una cantante israeliana e una palestinese per raccontare la pace. E mentre i conflitti bellici tornano ogni giorno nei telegiornali, attraversando in maniera scomposta ogni latitudine, la pace non può essere uno slogan o un sogno, ma un dovere.
Figli di una generazione che non ha conosciuto la guerra, se non sfogliando un quotidiano o giocando alla Play Station, non abbiamo la precisa contezza di cosa realmente significhi. Morte, profughi, povertà sono immagini sbiadite che evochiamo partecipando a un corteo o guardando distrattamente un talk show. E d’altro canto che ne sappiamo noi di pace?
Che ne sappiamo del trovare soluzioni che impediscano il ripetersi della violenza, del ricostruire dove la guerra ha distrutto, del coraggio di sedersi a un tavolo con il nemico, ma senza dimenticare le vittime. Per noi che siamo comodi sul divano con il telecomando in mano, la pace parte dal Festival di Sanremo e questo ci fa tenere la coscienza a posto.
Ma basta una canzone? Forse sì, se quella canzone ci insegna ad accogliere l’altro, comprenderne le idee, allontanare i giudizi. Se nella nostra Europa dopo il conflitto mondiale non ci sono stati più episodi tanto sanguinosi, forse è perché la pace si impara anche dall’orrore della guerra.
Bentornato,
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