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Emergenza abitativa, allarme a Bari: «Situazione drammatica. Il Comune resta indifferente»

«La situazione è drammatica, non c’è altro modo per definirla». Tra famiglie che non riescono a sostenere il peso di un affitto e proprietari che sempre più spesso decidono di trasformare gli appartamenti in b&b, quello dell’emergenza abitativa a Bari diventa giorno dopo giorno un fenomeno sempre più preoccupante, come testimoniano dal movimento Lotta per…

«La situazione è drammatica, non c’è altro modo per definirla». Tra famiglie che non riescono a sostenere il peso di un affitto e proprietari che sempre più spesso decidono di trasformare gli appartamenti in b&b, quello dell’emergenza abitativa a Bari diventa giorno dopo giorno un fenomeno sempre più preoccupante, come testimoniano dal movimento Lotta per la casa. «Gli sfratti non si fermano – spiega Federico Cuscito, rappresentante del movimento – Si c’è stata la sospensione per Torricella, ma lì c’è una situazione più legata a un contenzioso con la proprietà». Ciò che più colpisce (e spaventa) è che attorno al problema sembra ci sia quasi «un processo di normalizzazione da parte delle istituzioni», evidenzia Cuscito.

L’emergenza

«Ogni volta che parliamo con dirigenti o assessori competenti sembra sempre la responsabilità sia dell’Arca (Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare) – aggiungono da Lotta per la casa – Il Comune di Bari pubblicamente non si esprime nei confronti dell’Agenzia, ma quando facciamo degli incontri la risposta è sempre “l’Arca non ci dà le case”». Intanto l’emergenza oggi non riguarda più solo le fasce di cittadini che vivono in condizioni di particolare marginalizzazione o debolezza sociale, ma gli sfratti per morosità incolpevole colpiscono anche nuclei familiari composti da pensionati che non sono più in grado di coprire i costi dell’affitto, anche a causa dell’aumento dei costi della vita, e famiglie che possono contare su due entrate mensili.

«Gli stipendi sono così bassi che non riescono a pagare l’affitto – spiega Cuscito – A noi arrivano notizie anche di vani, situati in zone non centrali della città, per cui sono chiesti mille euro. I prezzi ormai sono arrivati alle stelle».

Un sistema inefficace

Un altro problema riguarda la situazione degli uffici Erp, l’ente per l’edilizia residenziale pubblica, che da mesi ormai hanno cambiato modalità di interazione con i cittadini: mentre in principio gli sportelli erano aperti il martedì e il giovedì, ora è necessario prendere appuntamento via mail. Già tempo fa, però, il movimento aveva denunciato le difficoltà pratiche che questo sistema comporta e la mancanza di risposte alle richieste di incontro inoltrate all’ente. «La nostra idea è che l’Erp abbia gettato del tutto del tutto la spugna – aggiunge Cuscito – Ormai si accetta che le case non ci sono e non si può intervenire. Nel frattempo la situazione diventa sempre più drammatica».

I numeri del fenomeno

A inizio anno la Caritas di Bari-Bitonto ha tracciato un quadro della situazione evidenziando come le categorie più a rischio di esclusione sociale sono giovani, anziani soli e con redditi bassi, famiglie monoreddito e persone di origine straniera. Nel 2022, il numero delle famiglie residenti in città ammontava a 141.183 mentre gli alloggi occupati erano 135.814. Ma se da un lato sono aumentati gli alloggi non occupati, parallelamente si registra un divario di circa 6mila famiglie prive di una casa propria, nonostante la presenza di 27.440 abitazioni non occupate. Il numero complessivo di richieste di sfratto e di esecuzioni nella provincia di Bari, con la maggior parte concentrata nel capoluogo, è estremamente elevato.

Il mercato delle locazioni di lungo periodo è in diminuzione, mentre si registra una lieve crescita per i contratti di affitto transitori. Anche gli affitti agevolati per studenti sono in aumento, al contrario dei contratti a canone concordato, che mostrano una flessione. Al contempo le strutture destinate al turismo e agli affitti brevi sono in forte espansione, con 3.255 strutture certificate e un incremento di 1.355 attività, pari a un significativo + 71% rispetto al 31 dicembre del 2023. Ma si stima che ve ne siano moltissime altre che operano senza certificazione.

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