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Ecco il piano che serve ai nostri piccoli comuni

La macchina burocratica dei piccoli Comuni italiani dell’Appennino e della corona alpina è ferma ai box per mancanza di “ricambi”. Per i 5mila piccoli Comuni sotto i 5mila abitanti ciò equivale alla impossibilità di rispondere concretamente ai bisogni di dieci milioni di cittadini, inclusi persone anziane e giovani studenti che in quelle lande vivono, oltre che di migliaia di imprese.

Il Pnrr fallisce anche per l’oggettiva impossibilità di cogliere le opportunità da parte delle comunità locali. Mancano tecnici del paesaggio, ingegneri gestionali, agronomi, informatici, figure specializzate in lingue straniere e tanto altro. Non c’è traccia, dunque, di una “governance” qualificata in grado di rendere le tecnostrutture comunali competitive e pronte a cogliere la sfida europea.

La “legislazione differenziata” si compone di elementi portanti e la capacità burocratica è uno di questi. Le incombenze di un piccolo Comune sono pari alle grandi metropoli. In materia di bilanci di previsione e consuntivi, solo per fare un esempio, il piccolo Comune di Rocchetta Sant’Antonio, in provincia di Foggia, ha le stesse procedure burocratiche del Comune di Roma: una follia autentica. Le regole in materia di appalti pubblici richiedono personale in grado di espletare al meglio funzioni delicatissime.

Molto spesso i piccoli Comuni sono chiamati al confronto in materia ambientale ed energetica con autentici colossi mondiali e combattono a mani nude con un destino segnato. Tutto il pezzo del “turismo dell’anima”, il turismo di ritorno, necessita di personale in grado di dialogare con realtà multilingue e molto spesso al telefono risponde un dipendente avanti con gli anni che non trova di meglio che abbassare la cornetta.

L’utilizzo degli strumenti informatici, dell’intelligenza artificiale è limitato dalle difficoltà che i pochi dipendenti rimasti, molto avanti negli anni e poco inclini al “pc control”, segnando ritardi notevoli e molto spesso sempre di più insostenibili. Purtroppo in questi ultimi trent’anni non ci sono state politiche di rinnovamento vero della pubblica amministrazione, ai dipendenti andati in pensione non si è provveduto in nessun modo a sostituirli. La vicenda Covid ha messo a nudo questi ritardi e mancanze e nonostante tutto nulla è stato fatto.

Mentre il legislatore procede a legiferare, producendo molto spesso regole astruse, i piccoli Comuni perdono terreno, le imprese scappano, i cittadini non sanno a quale santo votarsi, perché davvero le amministrazioni sono ormai macchine obsolete e spente. I piccoli Comuni italiani sono chiamati alla prova definitiva e sollecitano dal basso con la “legislazione differenziata”, una Cassa per le aree interne e un vero piano keynesiano in materia di dipendenti comunali con uno status significativo. Lavorare nei piccoli Comuni deve avere dei vantaggi non solo economici, ma anche ai fini della carriera professionale di grande impatto con i nostri giovani laureati. Una visione, un grande piano in stile Adriano Olivetti per salvare un pezzo del nostro Paese che sta scomparendo giorno dopo giorno.

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