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Mafia e politica a Bari, un imprenditore in aula: «Io estraneo. Ho incontrato Olivieri solo una volta»

L'imprenditore barese Antonio Petroni, titolare di un centro scommesse arrestato nell'ambito di Codice interno, è stato ascoltato oggi in un'udienza del processo nato dall'inchiesta di Dda e squadra mobile di Bari che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina. Petroni, finito in carcere e da due mesi e mezzo agli arresti domiciliari,…
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L’imprenditore barese Antonio Petroni, titolare di un centro scommesse arrestato nell’ambito di Codice interno, è stato ascoltato oggi in un’udienza del processo nato dall’inchiesta di Dda e squadra mobile di Bari che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina.

Petroni, finito in carcere e da due mesi e mezzo agli arresti domiciliari, è a giudizio in abbreviato insieme ad altri 107 imputati, tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, accusato di aver raccolto i voti di tre clan per favorire l’elezione della moglie Maria Carmen Lorusso, nel 2019, al consiglio comunale di Bari.

La cena a maggio del 2019

Petroni, assistito dall’avvocato Massimo Chiusolo, ha detto di aver incontrato Olivieri solo in un’occasione, nella cena organizzata a maggio 2019 in un noto ristorante di Bari. A quella cena era stato invitato da Gaetano Strisciuglio, figlio di Francesco, reggente (insieme ai fratelli Domenico e Sigismondo) dell’omonimo clan mafioso.

Da Olivieri, in quell’occasione, non avrebbe ricevuto proposte di accordi illeciti, ma si sarebbe invece accordato con Michele Nacci (candidato al consiglio comunale in ticket con Lorusso) per scambiarsi reciprocamente dei voti, non in cambio di denaro o altri regali. Petroni, infatti, era candidato come consigliere municipale ma non risultò eletto.

L’assegno da 20mila euro

L’imprenditore ha detto poi di aver saputo che Strisciuglio aveva ricevuto un assegno da 20mila euro da Olivieri, come “pegno” per la promessa, fatta da Olivieri, di trovare un posto di lavoro per la madre di Strisciuglio. Quell’assegno, come ha raccontato agli inquirenti lo stesso Strisciuglio, fu poi riconsegnato a Olivieri in cambio di buoni benzina.

Petroni ha infine raccontato di aver avuto una dura lite con Nacci perché quest’ultimo, diversamente da quanto pattuito, avrebbe dirottato voti su un’altra candidata per la circoscrizione. E ha aggiunto anche di aver saputo delle voci sul fatto che, in quell’ambiente, girassero soldi in cambio di voti, ma di non averne avuto niente a che fare.

La richiesta di condanna

Nell’udienza precedente la Dda di Bari aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione per Petroni «in considerazione del ruolo di stretta collaborazione con Strisciuglio nella ricerca di voti presso il clan». Per Olivieri, invece, è stata chiesta la condanna a 10 anni. Il processo proseguirà nella prossima udienza del 3 febbraio.

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