Ad un mese e mezzo dalla firma sull’accordo di coesione della Puglia arriva finalmente lo sblocco dei fondi. Un assegno da 6,5 miliardi di euro rimasto incagliato nella pastoie burocratiche.
La svolta
È arrivata nell’incontro tecnico a Roma, al Comitato Interministeriale per la programmazione economica, l’organismo deputato a validare il patto per gli aiuti della coesione nord-sud. È qui che alla presenza del capo dipartimento regionale dei fondi europei, Pasquale Orlando, e i funzionari ministeriali, s’è tenuto il cosiddetto pre Cipes, finalizzato a validare l’elenco dei circa 500 progetti previsti corredati della documentazione necessaria per la liquidazione. E così dopo settimane di tribolazioni e misteriosi ritardi è giunto il sospirato nulla osta.
L’intoppo superato
A determinare gli intoppi, invece, il passaggio di consegne fra l’ex ministro Fitto, promosso nel frattempo vicepresidente esecutivo della Commissione Europea ed il sostituto Foti, ma anche per aggiustamenti in corsa ai progetti richiesti da alcuni comuni pugliesi ed avallati dalla regione Puglia. Adesso la strada è spianata con la riunione finale del Cipes già programmata fra il 28 ed il 31 gennaio. Una volta ottenuto il via libera il fascicolo sarà sottoposto all’ultimo adempimento, una pura formalità: il sigillo della Corte dei Conti. L’ultimo passaggio prima dello sblocco dei finanziamenti che richiederà al massimo altri 30 giorni di attesa.
Cosa accade
In concreto la Puglia può passare all’incasso, così come la Sardegna che firmò un giorno prima, il 28 novembre, l’accordo di coesione, in entrambi i casi con cerimonia in pompa magna alla presenza della premier Meloni. Un sospiro di sollievo per le oltre 2500 imprese pugliesi che da tempo avevano avviato investimenti e fideiussioni bancarie per oltre un miliardo di euro contando sullo sblocco degli incentivi Fsc. In concreto il pacchetto Fsc è pari a circa 4,6 miliardi di euro, di cui circa 230 milioni di anticipazioni assegnate nel 2021. Risorse a cui si aggiungono fondi derivanti da cofinanziamenti disposti dai Comuni e dalle Regioni, nonché da altri fondi statali ed europei per i progetti inseriti nell’Accordo, per un totale di investimenti pari a circa 6,5 miliardi.
Gli ambiti
Diversi gli ambiti di azione, quattro in tutto, in primis l’ambiente con progetti per circa 1,1 miliardi di euro fra opere di ammodernamento e rifunzionalizzazione delle reti idriche, di potenziamento degli impianti di depurazione e per la realizzazione della rete pluviale urbana in Comuni di tutto il territorio regionale, di bonifiche. Il secondo asset riguarda la competitività delle imprese e l’innovazione per oltre 1,2 miliardi di euro con interventi sulle aree industriali e il sostegno diretto alle imprese.
Il terzo le infrastrutture di trasporto per uno stanziamento complessivo di circa 1,2 miliardi di euro, destinati prioritariamente e incrementare qualità, sicurezza e capillarità del trasporto stradale, e alla realizzazione di opere di particolare importanza strategica, per il trasporto ferroviario, marittimo e aereo. Il quarto indirizza l’attenzione alla salute dei cittadini: circa 900 milioni di euro dedicati a infrastrutture, attrezzature e servizi sanitari, tra cui i lavori di adeguamento e ammodernamento dei presidi ospedalieri, la costruzione e la rifunzionalizzazione di strutture sanitarie.
Gli altri campi
La visione di sviluppo del territorio non trascura interventi rilevanti in altri ambiti, come la cultura e la riqualificazione urbana, con la valorizzazione del sistema territoriale integrato di cammini e itinerari turistico-culturali, i progetti di recupero e rifunzionalizzazione di immobili di pregio, cinema-teatro, siti archeologici.