«Mai più nella chiesa altoatesina un caso di accertato o presunto abuso sarà risolto con il semplice trasferimento del sacerdote».
È l’impegno preso dal vescovo di Bolzano e Bressanone, Ivo Muser in merito al rapporto di uno studio legale di Monaco che su in carico della Diocesi vede 41 sacerdoti accusati, di cui 29 per casi di abuso con un alto grado di certezza, e 75 persone colpite, 59 delle quali vittime di abuso plausibile.
Il vescovo ha scelto il giorno di San Francesco di Sales, il santo dell’informazione, per incontrare la stampa e lo ha fatto senza usare mezzi termini: «Chiedo perdono alle persone coinvolte, alle comunità parrocchiali e ai fedeli e sottolinea che la perizia commissionata non è un punto di arrivo, ma un mandato per continuare a lavorare con tutta la determinazione possibile – ha detto – serve un cambiamento culturale. Perché fatti come questi potrebbero ricapitare, se noi, come è capitato, distogliamo lo sguardo».
Muser ha anche detto di assumersi personalmente la responsabilità per le omissioni durante il suo periodo di episcopato, tra cui l’insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti, la riluttanza nell’adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati e la documentazione carente nel delineare i passi nella gestione dei casi di abuso.
Il vescovo ha poi annunciato una serie di misure contro gli abusi nella chiesa. «Ci saranno procedure chiare con un gruppo di esperti svilupperà linee guida vincolanti per la gestione dei casi di abuso, che saranno attuate entro la fine del 2025».
Inoltre, ci sarà il «il perseguimento coerente dei casi sospetti, sarà istituito interdisciplinare per esaminare con effetto immediato tutti i casi di sacerdoti accusati ancora in vita e proporre misure per i passi successivi da intraprendere».
Il vicario generale della Diocesi di Bolzano e Bressanone Eugen Runggaldier ha sottolineato che «i casi di abuso nella Chiesa non possono essere considerati come episodi isolati. Essi si basano su deficit sistemici come la sessualità immatura, l’isolamento dei sacerdoti, le strutture clericali, la mancanza di una cultura dell’errore e l’insufficiente trasparenza».