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Ex Ilva, crisi nera per l’indotto a Taranto: stipendi di nuovo in ritardo

Ancora in affanno l’indotto siderurgico del Tarantino. È slittato il pagamento degli stipendi di gennaio per il personale delle imprese che lavorano con Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, l'ex Ilva. Le retribuzioni, riferite al lavoro di dicembre, dovevano essere erogate entro il 20 gennaio e invece, denuncia la Uilm, «diverse aziende hanno comunicato che è…
operai ex ilva

Ancora in affanno l’indotto siderurgico del Tarantino. È slittato il pagamento degli stipendi di gennaio per il personale delle imprese che lavorano con Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’ex Ilva. Le retribuzioni, riferite al lavoro di dicembre, dovevano essere erogate entro il 20 gennaio e invece, denuncia la Uilm, «diverse aziende hanno comunicato che è necessario un rinvio. Un’impresa che il mese scorso ha pagato sia stipendi che tredicesime, ha detto che salderà giovedì la retribuzione scaduta, tutte le altre, invece, si sono limitate a comunicare che pagheranno nei prossimi giorni senza specificare quando».

I motivi del ritardo

È lo stesso sindacato metalmeccanico a spiegare che «le imprese aspettano che Acciaierie d’Italia eroghi i nuovi saldi sulle fatture per poter procedere, a loro volta, con i pagamenti nei confronti del personale». La maggioranza delle imprese oltre a versare l’ultimo stipendio, deve ancora pagare le tredicesime. In qualche caso si sono quindi accumulati arretrati di due mesi, per gli stipendi scaduti a novembre e dicembre. «Dai conti fatti dalle aziende – puntualizza la Uilm – con i nuovi versamenti dal siderurgico che arriverebbero a fine mese, dovrebbero saldare tredicesima e stipendio di gennaio. La situazione si è fatta di nuovo difficile. Sembra un ritorno al passato, visto che un anno fa, proprio di questi giorni, il governo varava il decreto legge che poi avrebbe portato a febbraio Acciaierie in amministrazione straordinaria e noi protestavamo per l’insostenibilità della situazione».

Il grido d’allarme

«Siamo punto e a capo», rileva Aigi, l’associazione delle imprese dell’indotto. «La cosa che non ci fa stare tranquilli è come si affronterà il prosieguo. Qualsiasi cosa prevista dal governo, deve entrare in uno strumento di legge e arriva dopo due-tre mesi. Non possiamo certo aspettare che si concretizzi la vendita di Acciaierie. Ci vorranno almeno sei-sette mesi. Come si va avanti nel frattempo? Continuano ad arrivare ordini ma non pagamenti. Quindi siamo veramente preoccupati.

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