L’ipotesi di ridimensionamento del Consiglio superiore della magistratura, come uno degli elementi centrali della discussa riforma costituzionale della giustizia, così come l’inutilizzabilità, ad oggi, del processo penale telematico.
I temi
Sono alcuni dei temi che agitano le fronde dei magistrati, inducendoli a manifestazioni di protesta in tutta Italia, ma anche centrali nel discorso introduttivo che pronuncerà sabato prossimo, a Bari in occasione della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario, il presidente della Corte d’appello, Franco Cassano. Una cerimonia frizzante, come si preannuncia, a giudicare dai segnali che arrivano dalle due barricate: gli avvocati che hanno annunciato la loro presenza, con indosso la fascia tricolore, dall’altra parte i componenti della Giunta barese dell’Anm, che entreranno nell’Aula Magna della Corte d’appello, con indosso la toga e al petto una coccarda tricolore.
Lo scontro
Già nelle scorse ore, il presidente nazionale dei magistrati, Santalucia, aveva chiarito la loro posizione: «Non amo la parola protesta – ha detto – preferisco la parola proposta ma, ahimè, qui proposte di emendamento che rendano il testo costituzionalmente digeribile non ce ne sono: è un testo che andrebbe totalmente eliminato. Quindi noi coltiviamo l’unica arma di cui siamo capaci ossia il ragionamento e l’argomentazione: spiegheremo in tutte le sedi possibili, anche e soprattutto in vista della consultazione referendaria, le ragioni della protesta che non hanno nulla a che vedere con interessi corporativi».
Per poi concludere: «Non c’è nessuna forma di ribellismo illegale o istituzionalmente incompatibile, ma si tratta di rendere palese ai cittadini, e il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario è un giorno importantissimo,- delle ragioni per cui riteniamo che il disegno costituzionale non vada nel segno di un miglioramento della giustizia e del rafforzamento delle garanzie d’indipendenza e autonomia. Abbiamo il dovere di dirlo, siamo assolutamente fedeli alla Repubblica».
La riforma
Il punto di partenza della riforma contestata è quello di ridurre i tempi della giustizia, attraverso alcuni strumenti che però andrebbero a ledere i principi cardine della Costituzione italiana: tra gli altri, la riduzione del tempo del giudizio, sia nel civile che nel penale, l’introduzione del processo telematico anche nel penale (il primo grado), per arrivare infine a una completa digitalizzazione. Ma non solo: nell’obiettivo finale che è la separazione delle carriere vengono istituiti due organi di autogoverno distinti: il Csm giudicante e quello requirente.
Entrambi i Consigli sono presieduti dal Presidente della Repubblica, con una composizione singolare: membri di diritto sarebbero il Primo Presidente della Corte di Cassazione per il giudicante, e il Procuratore Generale della Corte di Cassazione per il requirente. Gli altri componenti sono estratti a sorte: un terzo da un elenco di avvocati e professori compilato dal Parlamento in seduta comune, gli altri due tra i magistrati giudicanti per il Csm giudicante e tra i magistrati requirenti per il Csm requirente. Per concludere, i vicepresidenti di ciascun Consiglio saranno eletti tra i componenti estratti a sorte dall’elenco parlamentare.
Le presenze
In un’aula che, allora, si preannuncia gremita, in rappresentanza del Governo interverrà il viceministro della Giustizia, il barese Francesco Paolo Sisto, per il Csm il consigliere di Cassazione, Antonello Cosentino. Seguiranno gli interventi del procuratore generale, Leonardo Leone De Castris, della presidente Anm di Bari, la giudice Antonella Cafagna, e di quello del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bari, Salvatore D’Aluiso.