C’è un momento, in ogni guerra, in cui il silenzio delle armi suona più assordante delle esplosioni.
Domenica 19 gennaio, se non succederà prima qualcosa di terribilmente tragico, verrà raggiunto il cessate il fuoco a Gaza. Nella sua fragilità questa data rappresenta un traguardo fondamentale e anche se si tratta soltanto di un piccolo passo, non può essere l’unico.
La pace, quella vera, richiede coraggio. Il coraggio di chi è sopravvissuto e trattiene il respiro pensando ai mesi passati, il coraggio di chi ha perso tutto e cerca con lo sguardo nel vuoto un oggetto che gli possa raccontare ciò che non tornerà, il coraggio di chi ha un Dio diverso, ma che abita nell’identico Cielo, il coraggio di riuscire a comprendere che la pace non può essere imposta dall’alto, ma nascere dal basso, dal riconoscimento reciproco, dalla consapevolezza che, al di là di ogni confine, di ogni bandiera, di ogni religione, ci sono uomini, donne e bambini che vogliono vivere semplicemente.
È a quei bambini che dobbiamo guardare, a quei bambini che dovranno mantenerla quella pace, a quei bambini che si sveglieranno dai loro sonni di uomini con incubi atroci, ma che potranno lasciare la guerra nella notte della Ragione. In quei bambini dobbiamo credere, in quei bambini a cui è stata strappata per sempre l’infanzia, ma che proprio per questo sapranno regalarla ai loro figli. Figli di un mondo senza più guerre, sembra un film di fantascienza: sarà il mondo che verrà?
Bentornato,
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