Sono Eugenio Palermiti e Savino Parisi jr, rampolli dei rispettivi clan baresi, i due arrestati dai carabinieri della compagnia di Molfetta con l’accusa di detenzione e porto di armi da fuoco, reati aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.
La misura cautelare è stata disposta dal gip del tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia nei confronti dei due giovani di 20 e 28 anni – il primo nipote dell’omonimo Eugenio Palermiti, l’altro di “Savinuccio” Parisi – in relazione all’omicidio di Antonella Lopez, uccisa per errore nel locale Bahia Beach di Molfetta il 22 settembre dello scorso anno.
Le indagini
Le indagini hanno fatto luce sulle fasi e sulle motivazioni dell’omicidio di Antonella Lopez e sui tentati omicidi di Eugenio Palermiti, Francesco Crudele, Davide Rana e Gianmarco Ceglie, attribuiti tutti al giovane Michele Lavopa, attualmente in carcere.
Nel corso di quella serata, un gruppo di giovani baresi, tra i quali c’era Palermiti, entrò senza pagare e con prepotenza all’interno della discoteca, sfondando la linea di sicurezza gestita da alcuni buttafuori. Il gruppo, una volta entrato, incrociò la comitiva di Michele Lavopa, costituita sempre da giovani baresi, con la quale c’erano già stati dissapori.
Secondo la ricostruzione dei fatti accolta dal gip, la situazione sarebbe degenerata rapidamente e Palermiti avrebbe portato la mano alla cintura, o alla tasca, inducendo Lavopa a estrarre la pistola che aveva con sé e aprire il fuoco in mezzo alla folla di giovani.
Tra i bersagli dei suoi colpi Antonella Lopez che era in compagnia di Palermiti. La ragazza morì poco dopo. Quest’ultimo e tre suoi amici, Francesco Crudele, Davide Rana e Gianmarco Ceglie, rimasti gravemente feriti, furono ricoverati al Policlinico di Bari.
Il seguito delle indagini, dopo l’arresto di Lavopa, ha consentito di acquisire indizi anche a carico di Eugenio Palermiti che, quella notte, sarebbe entrato in discoteca armato.
Palermiti, in particolare, aveva nella sua disponibilità due armi, una delle quali sarebbe stata introdotta, diversi mesi prima, con la complicità dell’amico Savino Parisi jr, all’interno del “Divinae Follie” di Bisceglie, nel corso di una serata. In quella occasione, grazie alla compiacenza di alcuni buttafuori, i due riuscirono a nascondere l’arma, eludendo un controllo delle forze di polizia.
Per la Dda le vicende oggetto delle indagini «si inquadrano in un più vasto e allarmante fenomeno, costituito dall’abitudine dei giovani frequentatori di luoghi di ritrovo di Bari e località vicine, per lo più rampolli di famiglie storicamente inserite in contesti di criminalità, di recarsi armati, disposti a confrontarsi apertamente e sfacciatamente con altri gruppi, allo scopo di affermare la propria caratura ed incutere timore e soggezione anche in coloro che, pur frequentando gli stessi luoghi, sono estranei alle logiche malavitose». Altro aspetto «è la facilità con cui le armi vengono introdotte all’interno dei locali notturni».