Il Ministero dell’Interno è stato condannato dal Tribunale di Taranto a riconoscere lo status di vittima del dovere al maresciallo della Marina militare Francesco Abbate, morto a giugno del 2020 a 75 anni a causa delle patologie causate dall’esposizione all’amianto e ad altri agenti patogeni.
Il nominativo di Abbate dovrà essere inserito nella graduatoria con il diritto dei familiari all’assegno vitalizio a decorrere dalla data della morte del loro congiunto per un importo complessivo di circa 500mila euro.
Lo rende noto l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona), che ha assistito nelle azioni legali i figli del militare, Antonia e Luigi Abbate, oggi presidente del Consiglio comunale di Taranto.
Francesco Abbate, in servizio per 40 anni, prima come allievo motorista navale, poi nel ruolo di sottufficiale dei servizi permanenti e successivamente come Maresciallo nel grado di Aiutante con anzianità di grado, aveva contratto fibrosi polmonare e asbestosi a causa della prolungata inalazione di polveri di amianto e altre sostanze nocive presenti sulle navi in cui era imbarcato e negli altri ambienti di lavoro da lui frequentati. Già nell’estate del 2017 Abbate si era sottoposto ad esami diagnostici che hanno portato alla luce un quadro clinico complesso, spingendo il militare a inoltrare la domanda di riconoscimento di causa di servizio e di status di vittima del dovere, che hanno però ricevuto esito negativo da parte del Ministero.
Dopo il decesso della vittima, aggiunge l’Ona, la Commissione Medico Ospedaliera (CMO) emise un pronunciamento positivo sulle patologie come causa determinante di morte. Gli eredi, tuttavia, ricevettero dalla commissione di verifica del Ministero il rigetto della domanda. Per questo motivo, i figli Antonia e Luigi Abbate si sono rivolti all’Osservatorio nazionale amianto per le tutele legali.
È dunque diventata definitiva la sentenza del giudice del Lavoro Lorenzo De Napoli del novembre scorso, che ha dichiarato, tra l’altro, il diritto dei ricorrenti, quali figli superstiti, in misura del 50% ciascuno, allo speciale assegno vitalizio, nonché agli altri benefici di legge, a decorrere dal 4 giugno 2020.
«Questa sentenza di condanna – ha commentato il presidente dell’Ona Ezio Bonanni – non lascia dubbi sulla grave esposizione all’amianto del Maresciallo, ed è schiacciante anche alla luce dell’indagine tecnico peritale del Tribunale di Taranto. Si tratta dell’ennesimo risultato positivo che ci incoraggia ad andare avanti per la tutela dei nostri uomini in divisa».