Continua la complessa trattativa fra maggioranza e opposizione in vista di martedì, quando il Parlamento è nuovamente convocato in seduta comune per per colmare i quattro posti vuoti alla Consulta.
Alla luce di questo appuntamento, è slittata di una settimana, da lunedì al 20 gennaio, la camera di consiglio della Corte costituzionale sull’ammissibilità dei referendum sull’Autonomia. Una decisione, nell’aria da giorni, che genera fra i partiti l’urgenza di arrivare a una fumata bianca al prossimo scrutinio, il tredicesimo con cui si tenta di sostituire l’ex presidente Silvana Sciarra, il quarto per i successori degli altri tre giudici, Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti.
Il rebus
Ma l’intesa fra i partiti è ancora tutt’altro che definita. La palla è sostanzialmente in mano ai leader. L’agenda di Giorgia Meloni negli ultimi giorni è stata dominata dal caso Sala, dagli incontri internazionali e dalla conferenza stampa in cui ha, tra l’altro, annunciato che sulla Consulta sono avviate le interlocuzioni con le opposizioni e l’obiettivo è «procedere spediti». E Antonio Tajani nelle ultime ore è stato impegnato nella doppia missione in Siria e Libano. Tra domenica e lunedì si capirà se le trattative hanno portato a un incastro condiviso da almeno i 3/5 dei parlamentari (l’asticella è a 363 voti).
Da settimane si ragiona su uno schema 2+1+1, ossia due giudici in quota centrodestra, uno in quota centrosinistra e una figura tecnica.